I TRISTI CASI DUN CARABINIERE PAVESE
Questa volta parliamo di un romanzo giallo pavese, uscito appena prima di Natale: Il triste caso di viale Gorizia di Walter Vai. Negli ambienti di Pavia e dintorni Vai è piuttosto conosciuto e non dovrebbe essere necessario che lo presenti. È davvero un artista poliedrico: scrittore, cantante crooner, soprattutto poeta (capace di comporre versi in italiano ma anche in dialetto pavese). In questultimo campo il Vulcanico Vai ha già proposto diversi volumetti con i suoi componimenti, dedicati spesso alla sua amata Pavia ma in qualche caso alla Liguria, il suo secondo amore. La cosa non mi stupisce: i pavesi discendono dallincontro tra le antiche tribù celtiche e liguri, molto di più che dai latini o dai longobardi. È dalla Liguria che deriva la loro proverbiale parsimonia (cü verd nel dialetto pavese) così come da Genova arriva la loro scarsa attitudine al riso (il tipico mugugno zenese). Walter non mostra molto questi segni caratteristici, è di carattere estroverso, forse perché ha origine dallaltra riva del fiume, in Borgo Ticino. La sua opera più recente è un romanzo poliziesco, un giallo scritto in maniera tradizionale. Per sua ammissione, Walter non ama i romanzi inutilmente tirati per le lunghe, per arrivare alle 300 / 500 pagine che oggi pretendono gli editori; così come non ama i thriller troppo carichi di sangue, sesso e violenza. Preferisce ispirarsi ai volumetti periodici dei Gialli Mondadori e contenere la narrazione tra le 150 e le 200 pagine, creando trame classiche, in cui cè la polizia che indaga, un mistero da risolvere e uno o più colpevoli da scoprire. Insomma, meglio Agatha Christie o Georges Simenon piuttosto che Dean Koontz, Preston & Child o Don Winslow. Devo dire che la scelta controcorrente di Walter Vai sta funzionando e lo sta premiando. Per gli amanti del genere ci sono altri giallisti pavesi da seguire, come Alessandro Reali e Paolo Rovati, entrambi tornati a pubblicare di recente. Per tutti loro la differenza, rispetto agli inglesi e ai francesi, come sempre la fa lambientazione tipicamente pavese. Tornando a Walter, siamo ormai al quinto romanzo poliziesco con gli stessi protagonisti: il tenente dei carabinieri Lunghi e il fido assistente maresciallo Gauzzi. Come nelle investigazioni precedenti, cè unatmosfera malinconica, che mi ha ricordato i gialli di san Siro di Mino Milani, ma anche i classici come Raymond Chandler. Lo stile è, come sempre, studiatamente semplice e scorrevole, secondo la lezione del suo maestro Mino Milani: la capacità di farsi comprendere da tutti o, se preferite, larte di nascondere larte. Less is more, direbbero gli scrittori inglesi, maestri del mystery. Troverete anche qualche parola in dialetto qua e là, ma sono poche e tradotte tra parentesi, per non mettere in difficoltà i non pavesi. La lettura risulta quindi molto piacevole e questa volta, rispetto ai libri precedenti, cè una novità in più che dovrebbe stuzzicare il lettore. Il mistero da risolvere inizialmente è piuttosto bizzarro ed è il momento di maggiore originalità della storia: perché nella zona di viale Gorizia spariscono i cuccioli degli animali domestici? E dovè finito lamico di Lunghi, sparito in piena estate? Ovviamente non posso anticipare troppo della trama. Comunque anche il giallista più smaliziato vi troverà delle sorprese.
Franco Piccinini (Asti, 1954), si è laureato a Pavia e fino a poco tempo fa ha esercitato la professione di medico. Grande esperto e cultore di fantascienza, ha pubblicato i romanzi "Ritorno a Liberia" (tratto dal suo primo racconto), "Il tempo è come un fiume", il saggio "Scienza medica e fantasie scientifiche" (finalista al Premio Italia 2012 e vincitore del Premio Vegetti 2018), oltre a vari articoli su Nova SF* e racconti su Futuro Europa. Di recente ha pubblicato il saggio "Mondi Sotterranei" per i 700 anni di Dante. Nel 2011 ha iniziato a collaborare con l'editore Solfanelli e con Delos Digital. E' un grande amico della Biblioteca Bonetta e ha precedentemente scritto per il nostro sito anche i seguenti contributi: