Navi spaziali, torbidi delitti e biblioteche itineranti


Avete presente il film “C’è posta per te”, in cui Tom Hanks è il proprietario di un megastore di libri che ruba il lavoro a una piccola libreria di quartiere, costretta a chiudere perché non può reggere la concorrenza? A gestirla c’è una libraia che è capace di consigliare libri ai suoi clienti, che spesso li ha letti prima di loro, ma soprattutto che conosce i frequentatori della libreria e i loro gusti. Invece nei punti vendita delle grandi catene librarie c’è il bar con i salottini, quasi a sottolineare che si entra come al supermercato, e poi file e file di scaffali con libri di ogni genere, venduti da commessi che non sanno che cosa stanno vendendo e comunque non sono pagati abbastanza per saperlo. Naturalmente, siccome siamo in una commedia sentimentale americana, Tom Hanks vede la piccola libraia che rischia il fallimento e se ne innamora. Cosa non difficile, visto che si tratta di una splendida e solare Meg Ryan, la Doris Day dei tempi moderni. Tutto si conclude a tarallucci e vino, ma nel corso del film lo spettatore ha modo di cogliere diverse battute molto polemiche sulla mercificazione della cultura, soprattutto sul fatto che i libri sono ormai trattati come un prodotto di consumo e non un veicolo di idee. Questa situazione si è ulteriormente aggravata da quando si è diffusa l’abitudine di servirsi di libri digitalizzati (meglio noti come e-book) e di lettori elettronici portatili, i cosiddetti reader. Ciò ha offerto una ulteriore occasione per mercificare e massificare la produzione di libri. Se ne è reso conto il noto autore di best seller James Patterson, il quale ha vietato ad Amazon di commercializzare gli e-book dei suoi romanzi, pur sapendo di rinunciare a una cospicua fonte di reddito. Certo è famoso e se lo può permettere, ma non si tratta di una posizione presa per semplice ostentazione: ha esposto le sue idee scrivendo un romanzo distopico dal titolo “The store” (Longanesi, 2017) che è tutto un atto d’accusa contro la eccessiva invasività di Amazon (e per estensione anche di Ali Baba e altre organizzazioni di vendita on-line). In certi punti, sembra di leggere una sorta di seguito non autorizzato a “Fahrenheit 451” di Bradbury.

Uno dei modi di combattere questa tendenza della società attuale sarebbe quello di favorire l’apertura di biblioteche pubbliche e di librerie di quartiere, anche se non sempre i proprietari avranno il sorriso disarmante e i capelli biondo miele di Meg Ryan. Questo dà più facilmente l’accesso alla cultura a chi solitamente ne resta emarginato. Un’altra soluzione è quella di aprire rivendite di libri usati (tipo Il Libraccio), che permettono di far scendere i prezzi e offrono una seconda opportunità di essere letti a libri che altrimenti sarebbero perduti per sempre: non è per caso che oggi nessuna grande casa editrice conserva gli invenduti in magazzino e li manda invece al macero dopo pochi mesi. Un’ulteriore geniale soluzione sono le biblioteche itineranti. L’idea è quella di riempire un furgoncino (come quelli dei commercianti ambulanti) di scaffali pieni di libri e di portarlo in giro in quei luoghi dove altrimenti la lettura e la cultura sarebbero escluse o emarginate. Attualmente la Biblioteca Civica Bonetta, assieme ad altre iniziative, ha intenzione di allestire proprio uno di queste biblioteche itineranti, distribuendo libri in prestito per la città di Pavia e i suoi quartieri, grazie ai finanziamenti ottenuti dal Centro per il libro e la lettura per il progetto “Fanta-Scienza. Leggere il futuro”, nell’ambito del bando Città che Legge. La biblioteca itinerante, denominata Astro-Biblio, è stata realizzata su progetto e design della scenografa Irene Cardaropoli e può trasportare fino a seicento libri. È strutturata in modo da sembrare il ponte di comando di un’astronave o di una stazione spaziale: questo aspetto, oltre ad essere in tema con il resto delle iniziative, dovrebbe anche essere particolarmente attrattivo per i giovani. Quando ho visto il progetto, mi è subito tornato in mente un breve romanzo di Joe R. Lansdale, intitolato proprio “Hap e Leonard e il mistero del bibliobus” (Hoodoo Harry, Fanucci 2022). Che cosa c’entra? Seguitemi per qualche riga e lo capirete. Lo scrittore texano è ormai molto noto anche qui in Italia, dove conta molti fan. Versatile e prolifico, ama spaziare fra tutti i generi della narrativa popolare: western, polizieschi, fantascienza, horror, steampunk, sceneggiature di fumetti, e così via. È dotato di un sicuro gusto per la narrazione avvincente e scorrevole, ama molto la descrizione dei dettagli (cosa che lo avvicina a Stephen King), ama anche le situazioni ai limiti del grottesco e i dialoghi taglienti e irriverenti (il che ne fa un precursore di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez, ma senza mai scendere al loro livello di grossolanità). La violenza descritta nelle sue opere, al di là del gusto “pulp”, è la stessa che si incontra quotidianamente nelle strade del Texas e la sua narrazione è sempre sorretta da un giudizio morale: è uno dei pochissimi abitanti del Texas che abbia idee progressiste e antirazziste. Probabilmente è uno dei 25 texani che non ha votato Donald Trump… Per i pochi che ancora non ne hanno sentito parlare, Hap e Leonard sono due investigatori privati un po’ particolari, di cui avevo già parlato nell’articolo “In due s’indaga meglio”. Hap è bianco, eterosessuale (la sua amica del cuore è una infermiera, che sovente deve ricucirlo dopo le sue indagini), ama la giustizia e odia la violenza (anche se ci finisce regolarmente in mezzo). Leonard è nero e gay (pessima combinazione per chi vive dalle sue parti) ma ha idee conservatrici e vota repubblicano. I due amici si muovono nella parte orientale del Texas, molto diversa da quella occidentale che siamo abituati a vedere nei film: tra paludi, boscaglie, pozzi di petrolio e paesini popolati da neri poveri e bianchi ancora più poveri. Sembrano i luoghi di un John Steinbeck, di un Erskine Caldwell o di un James Lee Burke, infestati però da mafiosi, narcotrafficanti, poliziotti corrotti, politicanti anche più corrotti, bande di motociclisti e suprematisti bianchi, fuoriusciti cubani, gang di colore e così via. Nel romanzo breve in questione, i due protagonisti si trovano a indagare su un cosiddetto cold case, un caso irrisolto e dimenticato dalla polizia: perché a nessuno interessa se scompare una ragazza di colore, che va in giro con un furgone pieno di libri da distribuire nei ghetti. Qualcuno ha voluto impedire alla giovane Hoodoo Harry di portare avanti la sua idea, ma chi e perché? Non è bello raccontare come va a finire, per cui mi fermo qui, ma garantisco che si tratta di un Lansdale al meglio della forma, con l’aggiunta di una tematica culturale tutt’altro che banale, che si può riassumere così: far arrivare i libri alla gente è il miglior modo di aiutarli, mai fidarsi di chi si oppone a certe iniziative. Il libro fa parte di una collana speciale dell’editore Fanucci, nella quale ogni giallo è scelto e commentato da un addetto ai lavori, vale a dire un vero libraio. Una iniziativa interessante: proprio come scrivevo all’inizio, chi altri può sapere meglio di lui quali sono i libri da consigliare?

A questo proposito, in conclusione, torna utile citare un famoso aforisma di Ray Bradbury. Lo scrittore concepì il suo famoso romanzo “Fahrenheit 451” (1953) perché impressionato dalle scene dei cinegiornali, che mostravano i nazisti mentre bruciavano sulla pubblica piazza libri e quadri. Intervistato a proposito del suo romanzo, Bradbury dichiarò: “esistono crimini peggiori che bruciare i libri. Uno è quello di non leggerli”.

Franco Piccinini


Franco Piccinini (Asti, 1954), si è laureato a Pavia e fino a poco tempo fa ha esercitato la professione di medico. Grande esperto e cultore di fantascienza, ha pubblicato il romanzo Ritorno a Liberia (tratto dal suo primo racconto) e il saggio Scienza medica e fantasie scientifiche (finalista al Premio Italia 2012 e al Premio Vegetti 2013), oltre a vari articoli su Nova SF* e racconti su Futuro Europa. Nel 2011 ha iniziato a collaborare con le Edizioni Della Vigna. E' un grande amico della Biblioteca Bonetta e ha precedentemente scritto per il nostro sito anche i seguenti contributi:

 

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