Franco Piccinini, La fantascienza e il papà di Valentina


LA FANTASCIENZA E IL PAPA' DI VALENTINA

Guido Crepax è morto il 31 luglio 2003 a causa delle complicazioni della sclerosi multipla, patologia neurologica che lo affiggeva da anni. La sua morte è stata ampiamente ripresa dai maggiori organi di informazione nazionali. Da allora la maggior parte delle sue opere grafiche è stata riproposta in varie edizioni e non si può certo dire che sia stato dimenticato: è ormai universalmente riconosciuto come un maestro del fumetto, dell'illustrazione e dell'incisione. A un ventennio di distanza, voglio ricordarlo anche io, in una versione poco nota e per certi aspetti inedita. Pochi sanno infatti che Crepax ha avuto un costante interesse per la fantascienza e il fantastico: è di questo che andrò a parlare, naturalmente.

Proprio nell’anno in cui è scomparso il disegnatore, il regista Luigi Cozzi ha recuperato e commentato le quindici copertine disegnate da Crepax per l’edizione italiana della rivista Galaxy, risalenti agli anni Sessanta, riproponendole sulla rivista Nova sf*  n° 102. Allora Cozzi operava come agente letterario, traduttore ed editore; pertanto aveva conoscenza diretta dell’ambiente e dei suoi personaggi. Si tratta di copertine realizzate con disegni a china e poi colorate, che dimostrano il talento di un disegnatore e grafico pubblicitario giovane ma già affermato. Le prime illustravano uno dei racconti contenuti nel numero corrente di Galaxy, mentre le ultime quattro erano avulse dal contesto: probabilmente perché erano state preparate prima e non concordate. Scrive Cozzi: “quelle quindici copertine della Galaxy italiana sono così belle, così moderne (ancora oggi!), così originali e così efficaci che davvero non posso fare a meno di continuare a guardarle sempre con estrema ammirazione: sono davvero splendide, a dir poco... ed è appunto per questo che si è ritenuto giusto dedicare un Portfolio al loro straordinario autore, un disegnatore che nel frattempo - grazie soprattutto ai fumetti - è diventato famosissimo” [LC].

 Il giovane Crepax si stava ormai preparando a un salto di qualità e di carriera, mentre l’editore milanese Riccardo Valente si apprestava a cedere la rivista alla Casa  Editrice La Tribuna di Piacenza. Valente raccontava a Cozzi che “... Le copertine di Crepax nacquero semplicemente per una mia decisione, perché secondo me le copertine dell'edizione originale americana non erano più un granché. Un bel giorno a Milano parlai con Franco e Guido Crepax, che conoscevo bene, e che facevano gli illustratori. Guido era allora alle sue prime armi, anche se aveva già realizzato un mucchio di lavori, ma non era ancora famoso come oggi, e quindi, offrendogli poche lire, lo convinsi a disegnare per me delle nuove copertine... Gliele pagavo a volte 20.000 lire, a volte 30.000... un prezzo molto basso, ed era chiaro che lui me le faceva soprattutto per farmi un piacere... ma era un lavoro che Guido faceva con slancio e a me le copertine che realizzava piacevano in misura enorme, smodata: fortunatamente, ho conservato ancora tutti quei disegni originali, e infatti li ho appesi bene in vista alle pareti del mio studio ancora oggi... Con il pubblico non ci fu mai il minimo problema, e quelle copertine, pur così diverse, pur così audaci, stilizzate e insolite furono accettate e basta, nessun lettore scrisse mai per protestare. Comunque va tenuto presente che certe, di quelle copertine, erano molto diverse dal Crepax che noi tutti oggi conosciamo.” [RV & LC]

 Erano davvero tutte eleganti, originali e reggono benissimo il confronto con quelle originali americane, che in passato erano state spesso opera di autentici maestri dell’illustrazione come Ed Emshwiller “Emsh”, Jack Gaughan, Virgil Finlay, Frank Kelly Freas e Wallace “Wally” Wood. È vero però che negli ultimi tempi erano diventate più scadenti – infatti negli anni 70 la rivista chiuse i battenti (1).

Il volume  di Nova riproduce tutte le 15 copertine come un prezioso portfolio e le accompagna con un accurato commento. Purtroppo sono in toni di grigio e non a colori, cosa che non rende loro giustizia. Inoltre l’articolo si concentra esclusivamente su quella breve esperienza, dando l’impressione che Crepax avesse abbandonato il campo della fantascienza per dedicarsi a cose più consone alla sua personalità e al suo talento.

In realtà, le cose non sono andate proprio così: infatti, puntualmente, alcuni lettori hanno scritto per segnalare l’errore. Immagino che Cozzi avesse l’intenzione di proseguire il discorso in un’altra occasione, che purtroppo non si è verificata. Crepax in effetti ha continuato ad interessarsi di fantascienza, sia pure saltuariamente, nel corso di tutta la sua restante carriera. Se poi estendiamo la nostra esplorazione ai campi affini del fantastico e dell’orrorifico, allora si vede che il suo interesse è rimasto costante.

Ma procediamo con ordine. Conclusa l’esperienza con Valente, primo curatore ed editore di Galaxy Italiana, Crepax viene chiamato ad illustrare altre copertine, presso editori più importanti. Segnalo, giusto per curiosità, che fu proprio Crepax a realizzare la copertina di alcuni dischi di jazz (una delle sue passioni), ma anche di un disco a 45 giri di Peppino di Capri (!), dal titolo e dal contenuto decisamente fantascientifici: “I marziani”. Lo stile e i colori sono tipici delle copertine di Galaxy: si vede un piccolo terrestre in un angolo, a fronte di due giganteschi marziani chiusi in pesanti scafandri metallici, ma con le tipiche antenne che allora si associavano a questi esseri (per lo meno da parte di chi era digiuno di cose fantascientifiche). Invece vale la pena di ricordare i tascabili di alcuni editori milanesi, come Garzanti, Sonzogno, Sugar, che si avvalsero delle sue copertine. Per Garzanti, Crepax adotta una tecnica del tutto peculiare: realizza dei disegni a china, nel suo inconfondibile stile, come se fossero delle tavole a fumetti, poi le ricopre in alcuni punti con macchie di colore uniforme e trasparente, debordando volutamente dalle linee del disegno, che resta per la maggior parte bianco e nero. Il risultato è deliberatamente simile alla tecnica usata in quegli stessi anni da Andy Warhol per i suoi ritratti dei divi dello spettacolo. Molte copertine fatte in questi modo riguardano romanzi d’avventura (come i western di Zane Grey, Max Brand e James O. Curwood per Garzanti, oppure come i romanzi su Fu Manchu di Sax Rohmer per Sugar), ma alcune illustrano famosi romanzi fantastici o di proto-fantascienza, proseguendo così il discorso apertosi con Galaxy. Ricordo, per esempio, La guerra nell’aria di Wells, Il mondo perduto di Conan Doyle, L’Atlantide di Pierre Benoit, Le miniere di Re Salomone e La donna eterna di Rider Haggard: sono lavori originasli e di alto livello, in cui l’influenza della pop art americana è molto evidente. In quel periodo c’è anche uno scrittore italiano che può vantare una sua copertina: si tratta di Carlo della Corte, che pubblica presso Sugar una raccolta di racconti brevi di fantascienza intitolata Pulsatilla Sexuata. La copertina di Crepax è molto surreale e ci presenta un ometto stilizzato con la testa a lampadina che ricorda Edi, l’assistente di Archimede Pitagorico. Diciamocelo: è proprio bruttina, ma la tecnica è sempre quella di un disegno a china con chiazze di colore in trasparenza.  

Intanto, però, Crepax incomincia disegnare le sue famose “donnine” e inventa il personaggio di Valentina, che gli darà fama e successo. Le sue avventure appaiono soprattutto sulla rivista Linus e saranno ben presto raccolte in volume, per essere poi continuamente ristampate. Molti però ignorano che anche Valentina nasce come fumetto di fantascienza. All’inizio, infatti, Crepax è intenzionato a realizzare storie il cui protagonista è un investigatore dilettante, che affronta avventure in biblico tra il giallo, la fantascienza e la magia ed è dotato di poteri soprannaturali. Quest’uomo si fa chiamare Neutron, ma non è propriamente un super-eroe come quelli dei fumetti americani degli stessi anni. Crepax ha in mente piuttosto di farne un antieroe, lontano il più possibile dall’immagine del superuomo in calzamaglia e maschera del fumetto americano, ma anche da quella dell’eroe negativo del fumetto italiano da edicola, come Diabolik o Kriminal (anche loro con maschera e calzamaglia d’ordinanza, ma dai comportamenti ben diversi). Neutron è un uomo dotato di capacità parapsicologiche: è una sorta di telepate, che ha il potere di rallentare con lo sguardo lo scorrere del tempo, riuscendo così a neutralizzare gli impulsi violenti e l’aggressività delle persone (da qui nasce il suo nome). Nella vita di tutti i giorni, quest’uomo è un esperto d’arte italo-americano e si chiama Philip Rembrandt (nomen omen). Sembra di assistere agli episodi di recente serie TV come Heroes  e Teen Titans, dove personaggi in apparenza comuni sono in realtà super-eroi, che si ritrovano loro malgrado a dover gestire super-poteri che non desiderano. Nella sua veste di critico d’arte, Philip incontra, ama e rapidamente sposa una fotografa italiana, una certa Valentina Rosselli, una morettona dalle lunghe gambe e dai capelli tagliati a caschetto come l’attrice Louise Brooks. Fisicamente, è stata modellata sull’aspetto di Luisa Mandelli, la moglie di Crepax. Psicologicamente è una tipa dal carattere complesso, che nella vita pubblica si mostra indipendente e femminista, ma che nel privato si trasforma e abbandona volentieri i blue jeans, le magliette e l’immancabile reflex per indossare con disinvoltura guêpière e reggicalze. Ben presto, l’autore e il suo pubblico prendono a interessarsi sempre di più a Valentina, alle sue avventure sempre più surreali (spesso assomigliano a dei “bad trip” fatti con qualche droga allucinogena) e alle sue infedeltà sempre più plateali, mentre il marito viene sempre più messo in disparte, finché non scompare del tutto dalle storie. Philip/Neutron divorzia, se ne va in America, lasciando Valentina sola con un figlio piccolo, e tanti saluti a tutti. I lettori di Linus (in prevalenza maschi) non se ne lamentano: del resto, bisogna ammetterlo, fin dall’inizio non è che fosse molto interessante, come personaggio.

Con l’allontanamento di Neutron, Crepax mette da parte l’aspetto fantascientifico delle vicende di Valentina e spinge l’acceleratore sull’evoluzione dell’eros e della personalità della sua protagonista. Tuttavia, il suo interesse per la fantascienza resta immutato, tanto che inizia a disegnare una space-opera a fumetti, intitolata L’astronave pirata. L’opera viene pubblicata a puntate e poi appare in volume da Rizzoli nel 1968, lo stesso anno della prima raccolta in volume delle avventure di Valentina. Si tratta di una lunga avventura spaziale ambientata in un futuro piuttosto lontano, in cui il sistema solare è stato da tempo colonizzato. Dalla Terra partono delle navi spaziali che vengono assaltate da una nuova versione della pirateria. Le astronavi sono chiamate “astro-galeoni” e le tute spaziali hanno un design fantasioso e assai improbabile, con pantaloni a sbuffo, stivaloni e copricapi piumati che ricordano quelli dei costumi del 17° secolo: l’epoca del predominio spagnolo sui mari e dei corsari come Morgan e Francis Drake, ma anche l’epoca del Corsaro Nero di salgariana memoria. Ed è evidente, per me, che Crepax sta proprio divertendosi a parafrasare il personaggio di Salgari. Interessante la realizzazione grafica, che si discosta leggermente da quella usata abitualmente dall’autore: è fatta di disegni in cui non appaiono chiaroscuri, ma solo linee bianche e nere. Abolito il tratteggio, tipico del fumetto classico, Crepax ottiene gli effetti di luce solo con l’uso sapiente di linee nette, bianche o nere. Quando l’editore Savelli decide di ristampare il fumetto, lo definisce “Guerre Stellari Dieci Anni Prima”: un po’ esagerato, ma serve a dare l’idea del contenuto.

Dopo questa  esperienza, per molto tempo Crepax non ritorna a occuparsi di fantascienza e continua a disegnare storie di Valentina, mentre si guadagna da vivere con la grafica pubblicitaria. Tuttavia, in alcuni casi, i tormenti onirici della sua protagonista la spingono ad entrare in universi letterari ben noti agli appassionati di fantascienza, come la Rue Morgue del racconto di E. A. Poe o i paesi di Lilliput, Brobdingnag, Laputa, Houyhnhnm inventati da Jonathan Swift, oppure la strega delle leggende popolari russe Baba Yaga (che diventa la sua persecutrice). Più che avventure fantastiche sembrano dei viaggi allucinogeni: ma siamo negli anni Sessanta, in un momento storico in cui queste cose al pubblico di Linus andavano a genio. Basti pensare alla rivista Metal Hurlant e ai deliri grafici di Philippe Druillet, Richard Corben e Jean Giroud/Moebius, più o meno contemporanei.

L’autore prosegue intanto nella sua carriera di grafico, ottenendo grandi successi professionali. Meritano di essere ricordate soprattutto le sue Clinicommedie, realizzate per la rivista Tempo medico: oltre 300 episodi, sceneggiati come telefilm, con dialoghi molto brillanti. In ogni episodio il Primario, attraverso una telecamera a circuito interno collegata con il suo studio, illustra ai suoi assistenti e agli studenti un caso clinico complesso, invitandoli a risolverlo. Il lettore, a sua volta medico, viene invitato a gareggiare con i protagonisti e a fornire la soluzione del caso prima della fine dell’episodio. A parte le battute umoristiche, i casi sono seri (anche se a volte un po’ improbabili) e i disegni di Crepax aiutano notevolmente a visualizzare le situazioni. La serie, intitolata Circuito interno, ha avuto una vita più che decennale, ma la ricordiamo qui soprattutto perché ha anticipato la serie televisiva di successo Doctor House, con rassomiglianze davvero notevoli. Va segnalato che sulla stessa rivista medica viene anche riproposta a puntate L’astronave pirata. Intanto, il successo di Valentina cresce, soprattutto per merito della rivista Linus e del suo direttore Oreste Del Buono, che si è impegnato a promuovere il fumetto italiano di qualità. Grazie alla spinta di Del Buono, disegnatori come Sergio Toppi, Dino Battaglia, Hugo Pratt, Milo Manara, Paolo Eleuteri Serpieri e, per l’appunto, Guido Crepax riescono ad ottenere la fama e il rispetto che si meritano, anche a livello internazionale. Ognuno ha un proprio stile peculiare e facilmente riconoscibile, ma tutti si caratterizzano per una decisa rottura con l’estetica tradizionale del fumetto a piena pagina. L’introduzione di temi politici e di scene di sesso, talvolta molto esplicito, ha proprio la funzione di rimarcare l’avvenuta emancipazione dal pubblico infantile e adolescenziale. Rispetto alle tavole dei settimanali nostrani per ragazzi come il Corriere dei Piccoli, il Giornalino e il Vittorioso, ma anche dei fumetti della ligne claire franco/belga e dei fumetti avventurosi americani, tutti questi autori adottano una diversa impostazione della pagina disegnata. Per esempio alcune tavole occupano la pagina tutta intera, presentandosi come veri e propri quadri, la tradizionale sequenza sinistra/destra alto/basso viene talvolta scomposta, mentre il montaggio delle scene diventa quasi cinematografico, con primissimi piani e dettagli, sequenze senza parole e così via.

Il successo spinge Crepax a produrre anche alcuni cloni di Valentina, dai nomi come Bianca o Anita, che si differenziano dall’originale più che altro per l’acconciatura dei capelli, mentre l’erotismo diventa sempre più il centro del suo interesse, come artista e come disegnatore di fumetti. Negli anni Settanta il fumetto, come anche la fantascienza, reclama a gran voce rispetto e dignità letteraria, per la sua raggiunta maturità, e la dimostrazione di questa maturità passa inevitabilmente anche attraverso l’uso di tematiche sessuali. In Francia esplode il fenomeno fumetti fanta – erotici come Barbarella di Jean Claude Forest e Paulette di Wolinski & Pichard. È logico dunque che disegnatori amanti delle rotondità callipigie come Manara, Serpieri o Crepax si scatenino. La tendenza raggiunge il culmine quando, negli anni Ottanta, un editore di libri d’arte di grande qualità come Franco Maria Ricci e un editore di pornografia vera e propria, la Olympia Press, realizzano una sorta di joint-venture tra di loro e offrono a Crepax l’occasione di illustrare alcuni dei testi erotici più famosi di tutti i tempi. Le opere verranno realizzate dapprima su carta di altissima qualità, in eleganti volumi rilegati di grande formato e a tiratura limitata tipici di FMR, per poi essere subito riproposte in edizione più economica. Prendono così forma storie a fumetti intitolate Emmanuelle, Justine, Histoire d’O, Venere in pelliccia, L’Antivergine. La grafica è sempre più curata, tanto che il chiaroscuro viene ottenuto con sottili righe tracciate in linee parallele (quasi fossero delle antiche incisioni) e l’amore per i dettagli a volte diventa maniacale.

Nello stesso periodo, parallelamente ai classici dell’eros, Crepax riprende a disegnare fantascienza e horror, ispirandosi ai grandi romanzi di fine Ottocento. Vale la pena di notare che altri maestri del fumetto italiano, nello stesso periodo,  compiono operazioni analoghe. Ma nessuno allora parlava di “graphic novel”, come si usa dire oggi, sebbene in effetti siano proprio questo. Hugo Pratt, che non rinuncia alla sua passione per la grande avventura, realizza su sceneggiature di Mino Milani I viaggi di Sindbad il marinaio, mentre Sergio Toppi si dedica invece a Le Mille e una Notte e ai racconti fantastici giapponesi. Intanto Dino Battaglia inizia ad illustrare i racconti neri di Maupassant e quelli orrorifici di Poe, per poi passare ad altre storie più impegnative, come Il golem, Dracula, Moby Dick, Till Eulenspigel, Gargantua. E’ possibile che reciproche influenze abbiano interessato questi grandi del fumetto italiano, visto che la loro attività inizialmente ruotava intorno alla rivista Linus e allo stesso gruppo editoriale: Milano Libri e Rizzoli. Sta di fatto che Crepax decide di creare la riduzione a fumetti di molti romanzi il cui contenuto riguarda da vicino la letteratura dell’immaginario, tenendosi aderente al testo letterario (anche se non rinuncia ai nudi femminili, che sono diventati il suo marchio di fabbrica). Ed ecco l’elenco: Conte Dracula dal romanzo di Bram Stoker, Dottor Jekyll e Mr. Hyde dal romanzo di Robert L. Stevenson, Il giro di vite dal racconto di Henry James,  Il processo da Franz Kafka e infine Frankenstein ispirato al romanzo di Mary Shelley. Quest’ultimo lavoro è rimasto inedito ed è stato pubblicato postumo per la scomparsa prematura dell’autore.

Alcuni di questi volumi dal contenuto fantastico vengono stampati dalla stessa Olympia Press, nonostante l’argomento sia solo blandamente erotico rispetto agli standard della casa editrice. La cosa non deve stupire troppo: la Olympia Press Italiana è stata una diramazione dell’omonima casa editrice francese, a sua volta una tarda filiazione della ormai scomparsa Obelisk Press. Quest’ultima viene ricordata perché ebbe il merito di pubblicare, quando nessuno osava farlo, le prime opere di Henry Miller, come Tropico del Cancro. La casa editrice francese ha sempre cercato alibi culturali per giustificare le sue pubblicazioni pornografiche e il suo mecenatismo nei confronti di scrittori e disegnatori d’avanguardia faceva parte di una precisa politica aziendale. Politica che ha coinvolto anche la fantascienza: due notevoli romanzi dell’orrore di P. J. Farmer, che anticipano di vent’anni buoni i deliri di bassa macelleria di Clive Barker e dello splatter punk, sono apparsi proprio per i tipi della Olympia Press. Si tratta di L’immagine della bestia (Image of the beast, 1968) e Nelle rovine della mente (Blown, 1969), due opere che nessuno allora osava pubblicare, ma che poi, con l’evoluzione dei gusti e dei limiti del lecito, sono stati ripresi e ristampati come romanzi “normali” dall’editore Fanucci, a metà degli anni Novanta, sia pure con qualche aggiustamento nella prosa per renderla meno cruda.

 

A undici anni dalla scomparsa, mi è sembrato giusto ricordare l’autore e la sua stagione creativa, ma dove trovare notizie su Crepax o su altri disegnatori italiani di fumetti d’autore? Anzitutto su Internet, naturalmente, dove i siti su questo argomento abbondano: basta chiedere ad un qualunque motore di ricerca. Io suggerisco il sito della Fondazione Franco Fossati - Museo del fumetto e della comunicazione (https://www.lfb.it/fff/fumetto/catalogo/index.htm). E’ molto informato e dettagliato, contiene biografie e bibliografie e ricorda vagamente  il Catalogo Generale della SF e Fantasy in Italia realizzato dal compianto Ernesto Vegetti (https://www.catalogovegetti.com/catalogo), anche se quest’ultimo è insuperabile come completezza, precisione e quantità di dati forniti. Poi naturalmente ci sono l’ANAF, Associazione Nazionale Amici del Fumetto, che riunisce appassionati e collezionisti, e la Fondazione Rosellini di Senigallia con la sua enorme biblioteca dedicata al fumetto e alla letteratura popolare.

 

Una parte dell’opera di Crepax si può visionare tramite la nostra Biblioteca Civica, ma se qualcuno volesse acquistare i suoi libri a fumetti, rischia di andare incontro a una delusione: attualmente le opere più importanti qui citate sono tutte fuori catalogo – le storie di Valentina sono un caso a parte. Io ne possiedo molte, ma solo perché sono un abituale cacciatore di libri usati, tra bancarelle e siti internet di collezionisti. Le riproduzioni delle copertine le potrete vedere sul catalogo Vegetti, mentre qualcosa si può recuperare scrivendo agli editori, soprattutto i piccoli editori specializzati, come Lizard o Edizioni del Grifo. Altrimenti potete sondare l’oceano di Internet, cercando fra le numerose organizzazioni che vendono in rete, come ibs, libraccio, hoepli e così via. In alternativa, ci si può rassegnare a comperare a caro prezzo su e-bay. E restano sempre validi i luoghi non-virtuali: le librerie remainders, le bancarelle e le rassegne del fumetto che ogni tanto si tengono qua e là per l’Italia. Buona caccia.

 

1) Sempre Cozzi riferisce i titoli dei famosi racconti o romanzi illustrati da Crepax: sono titoli che l’appassionato conosce bene (o DOVREBBE conoscere). Eccoli: 1) Aprile 1959, la copertina illustra il racconto Uccello da guardia di Robert Sheckley; 2)  Maggio 1959, la copertina illustra I vecchi muoiono ricchi di H. L. Gold; 3) Giugno 1959, la copertina illustra il racconto lungo Stato di Natura di Damon Knight; 4) Luglio 1959, la copertina illustra il romanzo a puntate Gladiatore in legge di Fred Pohl & C. M. Kornbluth; 5) Agosto 1959, la copertina illustra il racconto Caccia al dinosauro di L. Sprague de Camp; 6) Settembre 1959, la copertina illustra il racconto Beep di James Blish; 7) Dicembre 1959, dopo due mesi di assenza Guido Crepax riappare con una sua copertina su Galaxy per illustrare il racconto La Luce di P. Anderson; 8) Gennaio 1960, la nuova copertina di Crepax per Galaxy illustra il racconto Il tempio di Satana di Daniel F. Galouye. - Dal numero di Febbraio 1960 Guido Crepax non illustra più racconti inclusi nella pubblicazione ma esegue altri sette disegni in libertà, cioè con temi fantascientifici di sua autonoma scelta.

 

 


Franco Piccinini (Asti, 1954), si è laureato a Pavia e fino a poco tempo fa ha esercitato la professione di medico. Grande esperto e cultore di fantascienza, ha pubblicato i romanzi "Ritorno a Liberia" (tratto dal suo primo racconto), "Il tempo è come un fiume", il saggio "Scienza medica e fantasie scientifiche" (finalista al Premio Italia 2012 e vincitore del Premio Vegetti 2018), oltre a vari articoli su Nova SF* e racconti su Futuro Europa. Di recente ha pubblicato il saggio "Mondi Sotterranei" per i 700 anni di Dante. Nel 2011 ha iniziato a collaborare con l'editore Solfanelli e con Delos Digital. E' un grande amico della Biblioteca Bonetta e ha precedentemente scritto per il nostro sito anche i seguenti contributi:

 

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