Il 24 gennaio 2025 ci ha lasciato Gianfranco Manfredi, un artista davvero poliedrico: compositore, cantautore, sceneggiatore di film e di fumetti, scrittore di saggistica e narrativa. Aveva 76 ed era ancora in piena attività. Nel 2024 ci sono stati diversi anniversari importanti, come il centenario della morte di Franz Kafka (1883 1924) e Josef Conrad (1897 1924). Certo Manfredi non è stato così importante, ma quelli che hanno avuto lopportunità di conoscerlo, come il mio amico Luca Ortino, lo descrivono come una mente molto brillante. Era nato a Senigallia (AN) nel 1948, ma ha sempre vissuto a Milano. Da giovane si era molto impegnato in politica, aderendo ai movimenti della sinistra extraparlamentare ed entrando in Avanguardia Operaia. In quel periodo Manfredi è stato un cantautore ed ha composto canzoni di protesta, ma anche di riflessione, alcune delle quali rimaste famose: per esempio Quarto Oggiaro story e Lultimo indiano. In complesso tra canzoni e colonne sonore ha composto e inciso più di 300 pezzi, alcuni realizzati assieme a Ricky Gianco, uno dei fuoriusciti del clan di Celentano. Quando quella stagione di contestazioni è finita, Manfredi ha lasciato la politica attiva ed è passato alla scrittura creativa, pur non rinnegando mai le sue idee (un po come Erri De Luca, contrariamente a quel che invece hanno fatto in tanti). È autore di numerose sceneggiature cinematografiche e televisive, di vari saggi di critica musicale e di oltre una dozzina di romanzi. Non contento, ha anche recitato in ruoli secondari per alcuni dei film da lui scritti, in quelle brevi apparizioni chiamate in gergo cinematografico cameo. Non erano grandi film: tolti alcuni registi più famosi, cui era concessa maggior libertà creativa, la produzione italiana di consumo degli anni 70 era quasi tutta orientata su pochi filoni. Cerano gli spaghetti-western, la commedia balneare sul modello di Sapore di mare, il thriller alla Dario Argento e lerotico soft-core con la Lolita di turno, tipo Gloria Guida ed Eleonora Giorgi, oppure lesotica Laura Gemser. Gli sceneggiatori dovevano adeguarsi a questi filoni e Manfredi non poteva fare diversamente: tra i suoi lavori possiamo ricordare Liquirizia (1979), Un amore in prima classe (1980) e Fotografando Patrizia (1985), diretti da Salvatore Samperi. La sua carriera si è conclusa con Un inviato molto speciale (1992), serie TV diretta da Vittorio De Sisti e Il trasformista (2002), regia di Luca Barbareschi.
Nel 1993 Manfredi comincia a collaborare con la Casa Editrice Bonelli, scrivendo numerose sceneggiature per alcuni dei personaggi di maggior successo: linvestigatore dellocculto Dylan Dog, il poliziotto Nick Raider e Tex Willer. Nel 1997 fa centro, creando una propria serie di ambientazione western, in cui mescola sapientemente anche elementi magici e orrorifici. Il protagonista Magico Vento ha le fattezze di Daniel Day Lewis, così come labbiamo visto nel film Lultimo dei Mohicani (del 1992) e permette allautore un ampio sguardo sulle leggende e la spiritualità dei nativi americani. Dopo 130 numeri, lalbo di Magico Vento chiude, ma Manfredi continua, creando due miniserie di pochi numeri, con i personaggi di Volto Nascosto e Shanghai Devil (tra loro collegati). Si svolgono nellepoca della colonizzazione africana da parte dellItalia e della cosiddetta politica delle cannoniere nel Sud - Est Asiatico. Nel frattempo scrive anche alcuni saggi sulla musica, in cui ricostruisce un importante pezzo della storia musicale dItalia, a partire dai cantautori e dai gruppi pop rock di fine anni 60.
Come narratore, ha scritto anche storie di ambientazione contemporanea e persino un romanzo storico, ma ha sempre mostrato una certa propensione per il fantastico, il soprannaturale, il weird e lhorror. Tra i suoi primi libri del genere possiamo ricordare Magia Rossa e Ultimi Vampiri, usciti negli anni 90 presso Feltrinelli. Uno dei suoi ultimi lavori è addirittura un romanzo di fantascienza del genere distopico con qualche risvolto horror: si tratta di Ram - Le immagini permanenti. Secondo la quarta di copertina il contenuto filosofico attuale è costituito da una riflessione sul nostro rapporto con le Immagini, nel quale rivestono particolare importanza quelle dell'immaginario pop e del nuovo mondo virtuale. Francamente, non è uno dei suoi romanzi migliori: la science fiction non era evidentemente un campo dazione adatto a lui. Al contrario, per me, è eccellente un dittico di romanzi di ambientazione ottocentesca, che risale alle radici del romanzo gotico, con più di una citazione dei classici del genere. Forse non sono del tutto obiettivo, visto che i temi trattati e i numerosi rimandi letterari sono gli stessi che io ho utilizzato nei primi capitoli del mio saggio Scienza medica & fantasie scientifiche (uscito nel 2011 e riproposto nel 2018). Si nota nei romanzi una certa somiglianza con altri autori che hanno compiuto la medesima operazione, come George R. R. Martin in Fever dream, Tim Powers in The stress of her regards, Chelsea Quinn Yarbro nel ciclo dedicato al Conte di Saint Germain e Anne Rice in Interview with the vampire. A mio modesto parere, il dittico non ha nulla da invidiare ai più noti autori americani.
Nel primo romanzo Ho Freddo (2008) troviamo due gemelli, fratello e sorella. Si chiamano Aline e Valcour de Valmont. Discendono da una stirpe di medici di corte, esperti in malattie epidemiche: ricercatrice scientifica lei e medico lui. La loro famiglia è scappata in Inghilterra alla vigilia della Rivoluzione Francese e da lì Aline e Valcour si sono imbarcati per il Nuovo Mondo, andando a stabilirsi nei dintorni di Providence (la città dovè nato e cresciuto H. P. Lovecraft, per i pochi che non lo sapessero). I due giovani libertini francesi si ritrovano in una terra di puritani abituati a bruciare streghe, ma dove nessuno aveva mai sentito parlare di vampiri. Improvvisamente, dopo il loro arrivo, nella Nuova Inghilterra del 1796 avvengono i primi casi documentati di vampirismo in America. È passato poco più di un secolo da quando il New England è stato travolto dalle conseguenze del sanguinario processo alle streghe di Salem, ma molti ancora se lo ricordano e le paure ataviche ritornano a dominare. Ma di cosa si tratta in realtà? I due giovani cercano di capire se la peste vampirica ha varcato loceano, oppure se la ferocia contro le donne si è di nuovo scatenata al di là di ogni raziocinio, come ai tempi di Cotton Mather, ricordandosi della frase di Voltaire (le streghe hanno smesso di esistere quando abbiamo smesso di bruciarle). Secondo leditore Manfredi realizza un romanzo gotico che indaga sulle origini del mito dei vampiri in America, riscoprendo le cronache del tempo e offrendone un'interpretazione nuova.
Nella seconda parte, dal titolo Tecniche di resurrezione (2010), ci spostiamo avanti nel 1803. I gemelli de Valmont sono tornati in Europa. A Londra, Valcour assiste a una dimostrazione degli esperimenti di Galvani da parte dello studioso Giovanni Aldini, condotta sul cadavere di un impiccato. Proprio mentre gli esperimenti di rianimazione stanno aprendo nuove prospettive alla medicina, compare un chirurgo folle che si fa chiamare Doctor Ending (nomen omen! significa dottor Decesso). Costui si rende responsabile di trafugamenti di cadaveri ed efferati omicidi, beffandosi della polizia con clamorose provocazioni. Nel frattempo Aline è tornata a Parigi ed entra in contatto con la Corte di Napoleone. Qui un uomo, che è stato guida dellesercito Napoleonico durante la campagna d'Egitto, è colpito da un processo di degenerazione cellulare che lo sta progressivamente mummificando. La sua anima è forse posseduta dallo spirito di un antico egizio, oppure è un processo naturale? Ovviamente qui Manfredi prosegue con le sue citazioni: troviamo allusioni alla vicenda di Jack lo Squartatore, alla creatura di Frankenstein, a Belfagor e alla Mummia, per non parlare del dr Jekyll di Robert Louis Stevenson. Come finirà? Non si può spoilerare, quindi vi rimando alla lettura diretta dei due romanzi. La casa editrice Gargoyle di Roma, che li pubblicava, ha chiuso da tempo i battenti, ma qualcosa si trova ancora nelle organizzazioni di vendita per corrispondenza o nel mercato dellusato. E poi ci sono sempre le biblioteche civiche. Recuperare queste opere sarebbe un bel modo di rendere omaggio a un artista non tanto famoso quanto meriterebbe.
Franco Piccinini (Asti, 1954), si è laureato a Pavia e fino a poco tempo fa ha esercitato la professione di medico. Grande esperto e cultore di fantascienza, ha pubblicato i romanzi "Ritorno a Liberia" (tratto dal suo primo racconto), "Il tempo è come un fiume", il saggio "Scienza medica e fantasie scientifiche" (finalista al Premio Italia 2012 e vincitore del Premio Vegetti 2018), oltre a vari articoli su Nova SF* e racconti su Futuro Europa. Di recente ha pubblicato il saggio "Mondi Sotterranei" per i 700 anni di Dante. Nel 2011 ha iniziato a collaborare con l'editore Solfanelli e con Delos Digital. E' un grande amico della Biblioteca Bonetta e ha precedentemente scritto per il nostro sito anche i seguenti contributi: