Le “Carte dei Malaspina e delle terre malaspiniane” di Ezio Barbieri


Nell’anno più triste e infausto della nostra storia recente, quando all’improvviso si cancellarono incontri e contatti tra le persone e il digitale e la multimedialità divennero le risorse a cui aggrapparsi per garantire forme di vita culturale collettiva, un’archivista, la dott.sa Mara Pozzi dell’Archivio storico civico di Pavia, e un professore di Diplomatica, Ezio Barbieri, unirono le loro competenze e la loro curiosità intellettuale per creare Memoria d’inchiostro, ciclo di brevi conferenze on line, a più voci, destinate a valorizzare i fondi dell’Archivio nell’ambito della rubrica l’Archivio storico racconta. La ricerca di materiale da analizzare creò la circostanza felice del recupero delle carte acquisite dal Comune di Pavia nel 1924 e note come Acquisto Cavagna, tra le quali figurano i cosiddetti Documenti Malaspina, di cui il più antico è del 1218. Di fronte a quel ritrovamento ancora una volta gli interessi dell’archivista e del professore collimarono e così, oltre alla registrazione delle conferenze, nacque il progetto di rendere fruibili in rete quei documenti attraverso digitalizzazione, trascrizione e regestazione. I Documenti si inseriscono nella folta schiera dei fondi pubblici e privati dei Malaspina, così numerosi proprio per la storia stessa della famiglia e le regole ereditarie seguite, ma, a differenza di altri, non sono mai stati oggetto di studio, quindi offrono campo aperto alla ricerca e - perché no ? - alla scoperta di elementi nuovi.

Mentre si compie il lavoro di inserimento on line, nella mente del professore si fa strada l’idea modesta di trovarsi, come lui stesso afferma, nell’identica situazione in cui si imbatté C. Darwin alle Galapagos: specie animali del tutto sconosciute si mostravano alla vista dello scienziato sollecitando, con forza, la sua attenzione e il suo approfondimento aliter documenti della famiglia Malaspina, inediti e quasi tutti in versione originale, da secoli lontani e contesti eccentrici e inaspettati rispetto alle notizie consolidate nel tempo, si materializzano agli occhi del diplomatista e come sirene lo attraggono. Quei documenti vogliono e devono essere studiati, perché sconosciuti e depositari di una narrazione finora inesplorata. Il ricercatore, diplomatista o scienziato che sia, non può restare inerte. Si sviluppa così un rigoroso studio diplomatistico di quelle carte, il quale impone anche approfondimenti storici e analisi di altri documenti inediti, collocati altrove rispetto al fondo pavese. Il progetto primitivo, concepito in formato digitale, si arricchisce del contributo cartaceo : nasce il libro Carte dei Malaspina e delle terre malaspiniane a cura di Ezio Barbieri, comprendente scritti di vari autori, pubblicato presso Edizioni Guardamagna di Varzi con il contributo dell’Università di Pavia.

Ed ecco l’articolazione del libro con la sua sintassi interna. Prima di tutto si incontra la presentazione, ad opera di Mara Pozzi, del fondo archivistico da cui tutto prende le mosse; seguono gli esercizi diplomatistici di Ezio Barbieri che scrutano le carte del fondo in ognuno dei loro caratteri intrinseci ed estrinseci.

Dall’analisi appare chiara la sorprendente intensità di rapporti tra la famiglia Malaspina della Valle Staffora e quella della Lunigiana, si delineano le relazioni da esse intrecciate con i potenti dell’epoca, si concretizza l’ampiezza degli spazi in cui le vicende accadono, prendono vita personaggi conosciuti e altri meno noti o del tutto sconosciuti, tra cui piace citare una malinconica figura femminile, Caracossa, figlia di Alberto Malaspina poeta, destinata dai cugini a un matrimonio combinato.

La presenza tra le carte di un fascicolo membranaceo, senz’altro prodotto a Firenze e conservato a Pregola, in cui nel 1504 si rinnova l’alleanza, nella forma di accomandigia, tra i marchesi Malaspina di Treschietto in Lunigiana e Firenze, rappresentata tra l’altro da N. Machiavelli, induce a ricercare testimonianze fiorentine di accomandigie, tra i documenti conservati all’Archivio di Stato della città toscana. Prende così corpo l’intervento di Mafalda Tognazzi sulle accomandigie di Treschietto nelle carte fiorentine, di cui il fascicolo membranaceo è un’inedita e importante integrazione. Il ritrovato legame tra documenti tramandati in Valle Staffora e documenti fiorentini allarga e chiarisce il contesto geografico e politico in cui devono essere inquadrati i rapporti tra la famiglia Malaspina nella sua complessità e Firenze. Inoltre apre la strada a un percorso di ricerca sulle accomandigie, finora poco studiate, per valutare la strategia politica della città fiorentina nei confronti di grandi famiglie feudali tra XIV e XV secolo.

E ancora tra i Documenti Malaspina vi è un’obbligazione non incisa del 1434, da cui appare il ruolo di probabile mercenario del marchese Cureno di Pregola al soldo dei Visconti nel territorio di Novara. La carta suggerisce un approfondimento riguardo brigate di cavalleria guidate da rappresentanti della famiglia Malaspina. L’indagine è compiuta da Fabio Romanoni che, nell’Archivio di Stato di Pisa, ha individuato i registri di pagamento delle brigate viscontee di cavalieri, artefici dell’occupazione di Pisa nel 1399. Tra i connestabili figurano due membri della famiglia: Galeazzo Malaspina e Moroello Malaspina di Lusuolo, sull’arruolamento e composizione delle cui brigate si sofferma lo studio che apporta significative ipotesi di aggiornamento circa il “mercato militare” dell’epoca.

Come detto in precedenza, i fondi Malaspina sono numerosi e a questo punto nel libro c’è la presentazione di archivi malaspiniani: quello di Godiasco a cura di Caterina Antonioni e Susanna Sora e quello di Bobbio a cura di Paola Agostinelli. Sulle carte conservate in entrambi sono possibili studi di approfondimento. E’ altrettanto possibile produrre descrizioni di altri archivi malaspiniani per le ragioni già indicate.

I Documenti Malaspina custodiscono, poi, una pergamena del 1453 in cui Antonino Malaspina di Monfalcone si dichiara figlio del defunto Bartolomeo, che è senza dubbio il fratello di Aragono Malaspina con il quale e altri fratelli condivide il feudo di Monfalcone, ricevuto dalla Camera pontificia. L’ Arcivescovo Aragono Malaspina, il cui nome rappresenta l’ unione tra la nobile famiglia e il regno d’Aragona, è il protagonista dello studio di Salvatore Fodale che, sulla base di documenti conservati in Vaticano e in Spagna, segue la sua carriera ecclesiastica di nobile curiale al tempo dello scisma tra XIV e XV secolo.

Quelli forniti sono alcuni dei casi, non tutti, di possibili aperture verso altro che i Documenti Malaspina permettono, versante su cui è auspicabile proseguire l’indagine.

Una premessa e un commiato con auspicio, a cura dello stesso Ezio Barbieri, segnano i confini nonché gli intenti del libro: l’inizio di un viaggio tra le carte, non il termine. Non la prosopografia della famiglia Malaspina, ma il lavoro rigoroso sui documenti per ascoltarli, mentre indicano vie nuove di ricerca e di approfondimento e suggeriscono legami inattesi, sorprendenti, rivelatori di orizzonti più ampi e articolati di quanto sia la dimensione della patria che li custodisce. Non per nulla tutti gli autori sono di casa negli archivi e hanno famigliarità con le carte e sono appassionati ascoltatori delle loro voci, anche quando bisbigliano soltanto. Soprattutto non si spaventano di fronte all’inaspettato dei documenti e non temono di affrontare nuove indagini, anche in luoghi lontani se necessario. Non hanno in mente conclusioni che vogliono per forza vedere confermate nelle carte, anzi lasciano loro piena libertà di espressione. E’ dunque un metodo di lavoro e di ricerca quello che emerge in modo subliminale, ma non troppo. E non si può tacere la valenza culturale ed educativa che, dall’esterno, si osserva in tale aspetto, molto preziosa soprattutto per le giovani generazioni, a cui siamo chiamati a trasmettere un’eredità eticamente valida.

La maggior parte dei documenti analizzati si colloca nei decenni finali del ‘400, in un’epoca di cambiamenti climatici, carestie, pandemie che rendono molto difficili le condizioni di vita, eppure in quelle difficoltà si sviluppa la civiltà umanistico-rinascimentale e nascono soluzioni tecniche e nuove coltivazioni per soddisfare i bisogni alimentari in un clima più freddo. E i posteri da sempre guardano con meraviglia alla bellezza creata. Anche la nostra è un’età difficile, da cui però potrebbe nascere una rinnovata stagione di splendore, se non verranno meno l’intelligenza creativa e la fiducia. Proprio questo è l’auspicio di Ezio Barbieri. Ancora ritorna la valenza etica del messaggio.

A un libro, concepito e scritto nella ridefinizione del tempo e dello spazio della nostra esistenza generata dalla pandemia di Covid, non poteva mancare il green pass, la bulleta che consentiva a Giandomenico Maso e ai suoi quattro compagni di viaggiare nel lontano 1493. E’ questo l’ultimo documento che compare.

Compiuto il libro il viaggio tra le carte Malaspina può riprendere, perché nulla ancora è definitivo e fondi inesplorati attendono i ricercatori curiosi.

 

 

Maria Carla Maggi

[Ezio Barbieri, Carte dei Malaspina e delle terre malaspiniane, Guardamagna, Varzi, 2022, 148 p., ill., brossura, euro 22,50]


Maria Carla Maggi, è stata docente di italiano e latino presso il Liceo scientifico “Galilei” di Voghera e presso Liceo scientifico “Copernico” di PaviaIn entrambe le scuole è stata a lungo responsabile della biblioteca.

Ezio Barbieri, professore associato presso il Dipartimento di Studi Umanistici – Sez. di Scienze storiche e geografiche” Carlo M. Cipolla” dell’Università degli Studi di Pavia. Ha insegnato inoltre presso le Università di Palermo e Verona. Nel 2005 è stato professeur invité all’Ecole des Chartes della Sorbona a Parigi. Temi di ricerca e pubblicazioni del prof. Barbieri sono consultabili al sito http://studiumanistici.unipv.it/?pagina=docenti&id=55

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