Un'ottima introduzione all'alta cultura russa


Paolo Nori è un romanziere e uno slavista (insegna traduzione dal russo all’italiano). Da questa duplice qualità nascono i suoi ultimi libri, uno su Dostoevskij, che presentiamo qui, l’altro sulla Achmatova, secondo alcuni la più grande poetessa russa, che qui ci limitiamo a ricordare. I titoli dei due libri sono curiosi: “Sanguina ancora”, quello del saggio su Dostoevskij, “Vi avverto che vivo per l'ultima volta” (!!) quello su Anna Achmatova. Le due opere di Nori vengono da lui qualificate come romanzi, ma la classificazione deve essere intesa in senso molto ampio. Anzitutto sono saggi di carattere insieme biografico e letterario: si soffermano su alcuni momenti capitali della vita dello scrittore, danno dei riferimenti, desunti dalle lettere, al suo vissuto, narrano dell'accoglienza che le sue opere ricevettero al loro apparire. Ma non solo. Per esempio il primo capolavoro del giovane Dostoevskij, Povera gente, viene esaminato, in modo per nulla pedante, chiaro ed amichevole verso il lettore, nelle sue strutture linguistiche ed espressive. Nello stesso tempo Nori riesce a darti un'idea dell'ambiente culturale in cui quest'opera emerge: viene raccontato il modo stupefatto ed entusiasta in cui essa venne accolta dall'intelligentsija russa, a cominciare dal principe dei critici, Belinskij. E infine (ultimo strato) più volte interviene l'autore, Nori stesso, parlando delle sue esperienze, della sua vita, delle sue storie personali, direttamente o indirettamente legate alla cultura russa (e a Dostoevskij in particolare). Il risultato è curioso, stravagante, affascinante - comunque interessante e coinvolgente. Facciamo un esempio: qual è il senso del titolo del libro su Dostoevskij, “sanguina ancora”?

Vasilij Rozanov [un brillante scrittore russo, vissuto alcuni decenni dopo Dostoevskij] descrive Dostoevskij come un arciere nel deserto con una faretra piena di frecce che, se ti colpiscono, esce il sangue.

Ecco io la prima reazione che ho avuto, quando ho capito di cosa parlava Dostoevskij in Delitto e castigo, quando Raskol'nikov, il protagonista, si chiede “Ma io, sono come un insetto o come Napoleone?”, ecco quella domanda, io quindicenne, me la sono rivolta anch'io: “Ma io” mi sono chiesto “sono come un insetto o sono come Napoleone?”.

E ho avuto, me lo ricordo perfettamente, la sensazione che quella cosa che avevo in mano, quel libro pubblicato centododici anni prima a tre mila chilometri di distanza, mi avesse aperto una ferita che non avrebbe smesso tanto presto di sanguinare. Avevo ragione. Sanguina ancora. Perché?” (pp. 9-10).

Una prima risposta la dà ancora Rozanov:

Il miracolo della scrittura di Dostoevskij sta nell'eliminazione della distanza tra il soggetto (il lettore) e l'oggetto (l'autore). In forza della quale risulta il più familiare di tutti gli scrittori contemporanei e, forse, anche di quelli futuri, di tutti gli scrittori possibili. E' una cosa incomparabilmente superiore, più nobile, più enigmatica, più significativa delle sue idee. Le 'idee' possono essere tante, così come le 'strutture', ma il tono, di Dostoevskij, è un miracolo psicologico. Di idee voi ne avete avute, e sono passate … Ma le sue idee, anche quelle passate, sono delle strade. Ecco perché tutte le idee di Dostoevskij possono passare, o rivelarsi false, o voi potete smettere di essere d'accordo con lui; e se succede, l'autorità spirituale di Dostoevskij non diminuisce per niente. E questo è un miracolo” (p. 148).

Ma nel libro di Nori non c'è solo Dostoevskij – e già sarebbe tantissimo: ci sono anche Puškin, Gogol', Turgenev, Tolstoj, l'altro grandissimo della letteratura russa, Leskov, Gončarov …. tutta la brillante ghirlanda di luci che rende la letteratura russa così affascinante. Il racconto procede con un misto di semplicità ed erudizione, di coinvolgimento emotivo e di accuratezza critica, di concretezza storica e di universalità poetica. “I romanzi di Tolstoj, e di Dostoevskij, sono opere d'arte perché non parlano solo la lingua 'superiore dell'arte', parlano di me, delle mie miserie, delle mie paure, delle mie ferite, della mia famiglia, del mio essere solo, senza un babbo, senza una mamma, a cinquantasette anni, un ridicolo, vecchio orfano parmigiano che abita a Casalecchio di Reno” (p. 156).

Insomma questo libro è, per chi conosce poco la letteratura russa, una splendida introduzione, per chi la conosce abbastanza una integrazione, un complemento, un arricchimento. E, per chi non la conosce, è comunque un testo divertente.

w.m.

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[Paolo Nori, Sanguina ancora, Milano, Mondadori 2021, p. 288, euro 18,50]

[Paolo Nori, Vi avverto che vivo per l'ultima volta, Mondadori, Milano 2023, pp. 264, euro 18,50]

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Walter Minella – l’autore di questa recensione – ha diretto la rivista “Ulisse” e attualmente è il curatore della rubrica di recensioni della Biblioteca Bonetta di Pavia.


 

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