L'incanto dei versi di Massimo Pomi


L’INCANTO DEI VERSI DI MASSIMO POMI

Le poesie di Massimo Pomi producono un effetto di incanto che è percepibile ad apertura di pagina. In tre versi, sul modello degli haiku giapponesi, si squaderna davanti a noi un mondo naturale ricchissimo e variopinto, a cui normalmente non siamo più abituati a fare caso. Nasce una nuova dialettica tra il soggetto e il mondo. Il centro si sposta sul mondo della natura. Un esempio di questo spiazzamento: “Distratta osservi/ l’andirivieni d’auto./ Torni a brucare”. Dai primi due versi sembrerebbe ovvio desumere che protagonista sia una donna. E invece no, è una mucca! Oppure: “Ci ronza intorno,/ fidente e smaliziato:/ gatto di mondo”. L’epiteto ironico mette in evidenza lo spostamento del centro: è un gatto, anzi per la precisione un gatto di mondo. Perché esistono i gatti di mondo! Questo spostamento attraversa tutto il libro ed è la prima ragione della meraviglia e dell’incanto del lettore. Esso non riguarda solo gli animali: si estende a tutto il vivente: “Grande quel tanto/ da nascondere un gatto./ La mia camelia”. “Affaccendata/ intorno a un fiore enorme/ l’ape mi ignora”. “Brezza salmastra./ I gerani nel vaso/ tremano a lungo”. In questo mondo pluricentrico l’osservatore umano perde il suo carattere di riferimento obbligato e si apre umilmente alla constatazione delle infinite forme di vita. Ma proprio attraverso la diminuzione del peso dell’io nasce il rovesciamento, cioè l’apertura al mondo: “Passa un uccello./ È grazie a lui che vedo/ il vasto cielo”. In questa poesia appare evidente un carattere importante della poesia di Massimo Pomi: lo potremmo definire la contestualizzazione implicita, l’allusione all’infinito (‘il vasto cielo’) che passa proprio attraverso ciò che apparentemente e superficialmente potrebbe apparire come il suo contrario - la rappresentazione delle realtà minute e quotidiane. “Fa freddo ancora/ ma una merla m’insegna/ mandorli in fiore”. Si potrebbe continuare: al lettore il piacere della scoperta di queste illuminazioni.

Questa dialettica tra minimo e massimo, quotidiano e trascendente, che mi pare uno dei segreti di questa poesia, ha delle radici sapienziali appena accennate, ma evidenti. Anzitutto il cristianesimo: l’epigrafe in exergo, con il riferimento a un celebre detto di Gesù, lo rivela chiaramente: “Guardate gli uccelli del cielo,/ guardate i gigli dei campi”. E poi, il buddhismo zen: alcuni grandi poeti della tradizione giapponese sono espressamente ricordati. A inizio del libro troviamo alcune affermazioni che vanno senz’altro in questa direzione: “Ho cercato la poesia, smettendo di frugare nel mio io”. Questo svuotamento interiore, il far tacere le voci che si rincorrono dentro di noi (tratto tipicamente zen) è il presupposto per ascoltare e per vedere. “Fare poesia, quando riesce, è come vedere il mondo per la prima volta”. Chi vede il mondo per la prima volta? Il bambino. E “se non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt, 18,3). Come si vede, le grandi forme di sapienza – in questo caso il cristianesimo (della cui storia Pomi è un fine studioso) e il buddhismo zen – convergono in una terapia esistenziale. Che si pone, mi pare, agli antipodi rispetto alla concezione che Max Weber riteneva essere il destino dell’Occidente: la Entzauberung der Welt (disincantamento o disincanto del mondo). L’incanto torna ad essere un’esperienza accessibile a noi postmoderni. Purché si abbandonino alcuni postulati pratici che sono diventati una sorta di dogma implicito nella cultura di massa moderna, e particolarmente in quella postmoderna. Il barone de Coubertin, fondatore dei Giochi olimpici moderni, li aveva espressi così: citius, altius, fortius (più velocemente, più in alto, più fortemente). Alex Langer aveva risposto con una triade opposta: lentius, profundius, suavius (più lentamente, più in profondità, più dolcemente). Direi che le poesie di Massimo Pomi si ispirano a questa seconda triade. Il lettore che si soffermerà su queste poesie troverà sempre nuove sorprese, alla luce di una visione del mondo rovesciata - e io credo più autentica - rispetto al consueto.

Walter Minella


Massimo Pomi presenterà le sue poesie in forma di haiku presso il Circolo lettura e scrittura “TEODOLINDA” a Pavia, Sabato 6 aprile 2024 alle ore 10.00
Consulta la locandina allegata per maggiori informazioni.


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