Due anni senza Mino Milani


"La gloria è il sole dei morti".

Ciao Mino, eccomi ad osare scrivere di te; ed ecco che al momento mi torna alla mente ciò che disse appunto Balzac, uno dei tuoi scrittori preferiti. Che per te calza a pennello.

Ma ricordo anche molto bene come tu non volessi assolutamente sentir parlare di gloria, di fama, né tantomeno di successo. Addirittura, ti definivi "narratore di discreto insuccesso" prendendo in prestito ciò che disse di se stesso un tuo collega, di cui, non ricordo mai il nome.

Eppure i "cingoli del tempo", o meglio "il cancro del tempo" per dirla con Henry Miller, non riusciranno e non riuscirà a sconfiggere la tua penna. Ma, e permettimi di nuovo, ci metto anche questa: "Tempus edax rerum" citando Ovidio nelle Metamorfosi. Ma anche nei confronti di ciò che era convinto "al Nasuplòn" (n.d.r. Publio Ovidio Nasone): le armate dei tuoi libri prevarranno.

E ci metto anche Hemingway, ma qui ci siamo: "I veri scrittori diventano immortali". Oh!, ecco ci siamo proprio.

"Eh, no!..." tu mi dirai appena leggerai queste mie modeste righe. "Io non sono uno scrittore. Sono solo un narratore". 

Vero, o meglio, non è vero, ma lo ripeti sempre. Mi verrebbe proprio voglia di contraddirti, ma sai bene quanto faccia fatica. Però il coraggio di chiederti alcune cose, beh, quello lo trovo anche questa volta: sono state state forse "Giulia" e "Udilla" o "Vantina" a farti "Perdere la testa" o i loro "Tradimenti"?

E come è andata quando hai incontrato "Due soldati" e "L'ultimo lupo" nel "Il paese delle grandi orme"? O quando hai conosciuto "Guglielmo e Mabruk" e "Guglielmo e la moneta d'oro" e ti sei "Seduto nell'erba, al buio" "Sognando Garibaldi" e parlottando con "I quattro di Candia"?

Ed eri ad "Aka Hor" ad attendere "Ortensia" mentre rimuginavi su "Quei due anni d'amore e di guerra"?

E, poi, non mi hai ancora detto se sono venuti a trovarti "L'uomo giusto" e "L'uomo venuto dal nulla"...

Ma ciò che importa veramente, Mino, è che per te non sarà mai "La fine della battaglia".

...Sai, mentre ti parlo, sono qui; sotto casa tua, e sto osservando la tua finestra. 

.... Carezze di spettri di nebbia ombreggiano dolcemente l'eterno lucore della facciata della basilica... No, no; scusa, Mino. Mi stavo lasciando andare ad un attimo di quasi poesia. E, infatti, mi stavo dimenticando la cosa più importante: l'amico-attore "Frank" Mastrandrea sta leggendo un brano tratto da "Il mio cielo d'oro", scritto dal tuo amico Eugenio Ventura (o era Stelio Martelli?...). E qui, caro Mino, mi permetto di dirti che anche al tuo livello ci sarebbe davvero da imparare.

Stai ascoltando anche tu, vero?

Walter Vai

 

 

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