Questo romanzo, ambientato in un villaggio della provincia cinese tra gli anni Cinquanta e la fine del secolo scorso, risulta affascinante per il lettore occidentale, se riesce a superare lo sbalzo di clima culturale che la lettura comporta (possono essere necessarie alcune pagine iniziali per abituarsi).
La vita quotidiana di questa famiglia di lavoratori cinesi ti viene incontro, dal fidanzamento al matrimonio alla nascita dei figli (Felice uno, Felice due, Felice tre) e viene seguita nel corso degli anni con vivacità e naturalezza. La povertà quotidiana, e nei periodi di carestia la miseria nera, la fame, sono rappresentate con ricchezza di particolari affascinanti. Straordinariamente interessante è la descrizione dal basso di quella follia collettiva che fu la cosiddetta rivoluzione culturale cinese: una follia che mise in ginocchio la Cina per un decennio e la cui responsabilità primaria va attribuita al capo carismatico Mao Zedong. Ma anche i lunghi periodi di sonno della ragione passano e tutti sappiamo come si è profondamente trasformata la Cina dopo la sconfitta della cosiddetta Banda dei quattro (1976) e la vittoria di Deng Xiaoping.
Anche la famiglia del signor Xu attraversa questi anni di furore e di distruzione, e poi di ritorno alla normalità. Il titolo del libro allude a un espediente a cui il capofamiglia ricorre per tirare avanti nei momenti più difficili: la vendita del proprio sangue. E, quando il figlio Felice uno cade gravemente malato, il padre si sottopone, eludendo la sorveglianza dei medici, a una vendita ripetuta, a rischio della vita, per pagare le cure (che evidentemente in Cina non sono universali, cioè assicurate a tutti, come avviene nella maggior parte dei paesi europei, ma sono una questione monetaria, come negli Stati Uniti dAmerica). Molti dettagli della vita popolare cinese a noi appaiono curiosi e sorprendenti: basti qui ricordare che, come succedeva un tempo anche da noi, il villaggio costituisce una specie di coro che sa tutto. Al di là di molti particolari differenziali, il lettore avverte una vicinanza e una solidarietà profonda con la comune umanità di questi fratelli doriente.
w.m.
[Yu Hua, Cronache di un venditore di sangue, traduzione di Maria Rita Masci, (Einaudi 1999), Feltrinelli, Milano 2019, p.231]
Walter Minella - l'autore di questa recensione - ha insegnato storia e filosofia nei Licei. Tra le sue pubblicazioni: Il dibattito sul dispotismo orientale. Cina, Russia e società arcaiche (1991). Ha tradotto il breve saggio di Varlam Tichonovič alamov, il grande testimone dei Gulag, Tavola di moltiplicazione per giovani poeti (2012), ha curato la pubblicazione del libro postumo di Pietro Prini, Ventisei secoli nel mondo dei filosofi (2015) e ha scritto la monografia Pietro Prini (2016).