Proposta musicale n.2


Scritta nel 1911 e dedicata al grande pianista Lepold Godowsky, la Polka de W.R. di Sergei Rachmaninov è una sorta di omaggio al padre Wassily (da cui W.R.) che amava particolarmente questa Polka (scritta da Franz Behr). Rachmaninov la eseguirà per la prima volta il 6 maggio del 1922 a Londra (Queen’s Hall) e la registrerà diverse volte nel corso della sua carriera concertistica.

Ed ora esaminiamo le tre versioni scelte per questo “confronto impossibile”.

Sergei Rachmaninov

Ecco l’autore che interpreta se stesso nel 1922. Lo stile è asciutto e sembra, a parte piccoli momenti, non voler indulgere in eccessi manieristici o “iper-romantici”. Questa registrazione è presa da un disco a 78 giri ed è senz’altro preferibile a quella del 1922 registrata su piano a rulli.

L’autopiano registrava l’esecuzione del pianista su un nastro di carta forato che, una volta fatto passare nell’apposito “lettore”, restituiva l’esecuzione al pianoforte attraverso un meccanismo pneumatico di azionamento della meccanica. Forse si desidererebbe una maggior varietà nel susseguirsi delle diverse sezioni del pezzo ma il modo di suonare di Rachmaninov rimane un riferimento per tutti coloro che immaginano di poter piegare a propria immagine la sua musica.

Yuja Wang

Questo video la ritrae giovanissima (2006), al termine del suo recital dell’esame finale del suo percorso di studi: in questo video è vestita con un abito lungo, abitudine che perderà presto per passare ad un look decisamente meno canonico…

Frettolosa e smaniosa di far vedere che le sue mani sono “le più veloci del West”, manco fosse una gara di velocità anziché di eleganza…

Forse oggi, se volesse registrare nuovamente questo brano, lo suonerebbe con più compiacimento verso una conduzione più divertente ed elegante. Sono certo di questo perché ho seguito l’evoluzione di questa pianista che, effettivamente, più passa il tempo e più si avvicina ad un livello artistico altissimo, mantenendo un primato assoluto del dominio della tastiera.

Vladimir Horowitz

Fin dalle prime note siamo piacevolmente accarezzati da una varietà di tocco e di sfumature del pianissimo. La conduzione del ritmo è ricca di sfumature (rubato) che rendono fantasiosa e libera questa Polka, ma pur rimanendo nel rispetto del testo di Rachmaninov.

Ogni tanto arriva qualche “zampata” (qualche accento vigoroso che, a volte, diventa una sorta di “manata” sulla tastiera) del vecchio pianista che sa come destare l’attenzione dell’ascoltatore: il tutto però sempre con un gusto ed una eleganza che sono sconosciute alla maggior parte dei pianisti di oggi.

Un dettaglio: siamo a Mosca nel 1986. Horowitz, che all’epoca aveva 81 anni, torna a suonare in Russia dopo 61 anni di assenza. Il pubblico è passato dalla pura commozione (tante le persone in lacrime tra il pubblico) alla vera e propria gioia per aver partecipato ad un evento straordinario e irripetibile.

Qual è l’interpretazione che più vi è piaciuta?

Se volete ne parliamo: scrivetemi su rallentando@libero.it

Buon ascolto,

Antonio Tarallo


Antonio Tarallo è professore di pianoforte al Conservatorio G.Nicolini di Piacenza.

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