Sullivan è un cognome molto comune nei paesi anglosassoni. E' pieno di Sullivan in giro per il mondo, ma un Sullivan come quello della nostra città non ce l'ha mai avuto nessuno di sicuro. Per quasi cinquant'anni non ha fatto niente di eccezionale, anzi, non ha fatto proprio niente del tutto, ma poi una mattina di metà maggio ha cominciato a farsi ammazzare e non ha più smesso. Prima l'hanno trovato morto lungo la circonvallazione, schiacciato come un porcospino. La faccenda pareva finita là, invece due giorni dopo, non si sa come, lo stesso identico Sullivan è morto per una scarica elettrica. Se l'è presa mentre curiosava in un'officina abbandonata. Dopo una settimana l'hanno trovato stecchito nella camera da letto della sua baracca per un colpo di pistola nella schiena. Che fosse lo stesso identico Sullivan non c'era il minimo dubbio...
Era da tempo che non mi divertivo così tanto. Un romanzo in cui la costruzione narrativa è pervasa da uno spirito ludico e giocoso e l'ironia - spesso surreale - è la lente capace di rimettere le cose a posto, nella giusta prospettiva. Le peripezie di Sullivan - convitato di pietra, grande assente da vivo ma presenza cadaverica cardine attorno a cui si intrecciano le straordinariamente inspiegabili vicende dei personaggi - procedono per accumulazione, in un irrefrenabile climax in cui si mescolano ambientazioni da serie tv poliziottesche americane, espressioni linguistiche stranianti - tipiche del burocratese di Quantico - allucinazioni di massa, deliri collettivi che preludono inevitabilmente alla nascita di una nuova religione, con nuovi asceti, innumerevoli seguaci e un giro di affari grottesco e iper-realistico.
Se penso a un erede ideale dello spirito di Malerba non ho dubbi: per me è Gianfranco Mammi: con la leggerezza, l'ironia, la maestria nel giocare con le parole, la capacità di costruire una narrazione iperbolica che non si inceppa mai e che proprio in quella leggerezza (declinata in senso italocalvinesco) trova la sua profondità, le sue radici. Un autore che è come la sua scrittura: lieve, arguto, sornione e divertentissimo (oltre che raffinato cultore di vini e delle bellezze della sua Modena), uno scrittore abilissimo in una delle imprese più ardue che esistano: divertire con intelligenza, raccontare storie con leggerezza e profondità, restituire alla scrittura quello spirito ludico e giocoso che fa di essa la più straordinaria e peculiare espressione dell'essere umano.
Sara Ricci
[Gianfranco Mammi, Nostra Signora dei Sullivan, Nutrimenti, Roma 2021, pp. 336, euro 18]
Sara Ricci è pianista, clavicembalista, editor e dottore di ricerca in Letterature moderne comparate e in Letteratura italiana contemporanea presso l'Università degli Studi di Bari.