John Niven, Le solite sospette

John Niven, Le solite sospette

“La cosa più divertente che leggerete quest’anno”, dice The Independent di questo romanzo dello scrittore scozzese John Niven. Irvine Welsh dichiara che “John Niven è uno spasso assoluto” e Ian Rankin, su The Observer, precisa che “a John Niven riesce la magia di essere sacrilego e umanissimo insieme”. Sono d’accordo. Sono arrivato al libro attraverso il passa-parola, e vorrei a mia volta condividere questa indicazione. Garantisco al lettore un sacco di risate. Far ridere è un’arte difficile, e far ridere attraverso la letteratura ancora di più (tanto è vero che i libri comici circolanti sono per lo più libri di comici, cioè copioni di sketch – penso per esempio a quelli della Littizzetto – che non hanno respiro narrativo). Niven ci riesce brillantemente, attraverso questo suo romanzo dalla trama paradossale e buffa. Due personaggi tra gli altri non mancheranno di rimanere impressi al lettore: il sergente Boscombe e la vecchia Ethel. Un’avvertenza: superate le prime quaranta pagine, dove si costruiscono i presupposti dell’intreccio. Poi non potrete più lasciare il libro.

w.m.

[John Niven, Le solite sospette, Einaudi, Torino, 2016]


Walter Minella - l'autore di questa recensione - ha insegnato storia e filosofia nei Licei. Tra le sue pubblicazioni: Il dibattito sul dispotismo orientale. Cina, Russia e società arcaiche (1991). Ha tradotto il breve saggio di Varlam Tichonovič Šalamov, il grande testimone dei Gulag, Tavola di moltiplicazione per giovani poeti (2012), ha curato la pubblicazione del libro postumo di Pietro Prini, Ventisei secoli nel mondo dei filosofi (2015) e ha scritto la monografia Pietro Prini (2016).

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