Psicoanalisi e musica: un'affascinante raccolta di saggi di Fausto Petrella


Fausto Petrella è insieme uno psicoanalista di valore e un musicofilo. Per essere più precisi, è stato professore ordinario di Psichiatria all’Università di Pavia dal 1981 al 2008 e dal 1997 al 2000 presidente della Società Psicoanalitica Italiana. Quanto alle sue competenze musicali, le conoscevo da alcune chiacchierate informali che avevo avuto l’occasione di scambiare con lui in occasioni conviviali o al bar, e da alcuni consigli che avevo ricevuto: ma non immaginavo che fossero così profonde, solide, ‘professionali’ e, in qualche misura, agganciate alla riflessione e alla pratica psicoanalitica.

Invece, questo libro – che è una raccolta di saggi usciti nel corso degli anni – è testimonianza di un’antica fedeltà a quella che potremmo chiamare una doppia vocazione, psicoanalitica e musicale: cosicché la meditazione sul possibile dialogo tra psicoanalisi e musica è veramente un dialogo interiore.

Non ho le competenze per pronunciarmi sulla riflessione più propriamente psicoanalitica. Da profano mi sembra stimolante la ricerca sulle analogie tra la pratica psicoanalitica e quella musicale (si veda, per esempio, la questione dell’invenzione, dell’improvvisazione e insieme della solida struttura di base che la deve sorreggere, oppure il tema del silenzio in musica e in psicoanalisi , oppure ancora la domanda su che cosa voglia dire interpretazione in psicoanalisi e in musica). Posso invece segnalare con maggior sicurezza le sezioni relative alla musica - e, alla fine del libro, al cinema. Faccio solo qualche esempio di alcune rivisitazioni illuminanti: l’interpretazione psicoanalitica del Flauto magico di Mozart (con il dovuto riferimento anche alla meravigliosa trascrizione filmica di Bergman) (pp. 191-207 ), oppure l’analisi raffinata di quel perfetto meccanismo comico che è l’opera Il Turco in Italia di Rossini (pp. 208-209). Oppure ancora, l’affascinante e vertiginosa storia che, da Má Vlast (La Moldava) di Smetana, conduce oggi all’inno nazionale di Israele, passando attraverso un’antica canzone popolare moldavo-rumena, a sua volta riconducibile a una canzone italiana del XVII secolo, La Mantovana (“le fortune di questa melodia sono sorprendenti. La ritroviamo, ben riconoscibile, sia pure con parole diverse e qualche piccola variante ritmica, in un buon numero di musiche europee, sia popolari - scozzesi, polacche, spagnole, ucraine, rumene ecc. - sia colte …”) (p.179). Viene da pensare: meravigliosa circolazione delle idee in un’Europa unita culturalmente da molto più tempo di quanto non lo sia politicamente. Molto stimolante è anche il saggio sul Boléro di Ravel, in cui una solida ricostruzione di filologia musicale si accompagna a una polemica, a mio parere assolutamente centrata, contro il duplice riduzionismo, neurologico da una parte e psicologico dall’altra. Quanto ai film presi in esame – Sherlock jr. di Buster Keaton, Suspense di Jack Clayton e il ‘cortometraggio clinico’ A therapy di Roman Polanski - devo dire che non li conoscevo: ma una presentazione come quella di Petrella, così attenta insieme alla realizzazione artistica e alle sfumature psicologiche, costituisce per me – e spero per altri – una provocazione intellettuale a ricercarli e a vederli. Infine, è impressionante la molteplicità dei riferimenti alle meditazioni filosofiche – anzitutto Wittgenstein – e letterarie - soprattutto Valéry – presenti nel libro. Insomma: questa è l’opera di uno studioso che innesta la riflessione e la pratica psicoanalitica su un robusto tronco di consapevolezza culturale generale, e perciò sa comunicare qualcosa di importante a tutte le persone colte, anche al di là dello specifico ambito disciplinare. Credo che in questa apertura a 360 gradi Petrella si riveli discepolo fedele di Freud, il padre della psicoanalisi.

w.m.

[Fausto PETRELLA, L’ascolto e l'ostacolo. Psicoanalisi e musica, Jaka Book, Milano 2018, pp. 285, 25 euro]

 


Walter Minella - l'autore di questa recensione - ha insegnato storia e filosofia nei Licei. Tra le sue pubblicazioni: Il dibattito sul dispotismo orientale. Cina, Russia e società arcaiche (1991). Ha tradotto il breve saggio di Varlam Tichonovič Šalamov, il grande testimone dei Gulag, Tavola di moltiplicazione per giovani poeti (2012), ha curato la pubblicazione del libro postumo di Pietro Prini, Ventisei secoli nel mondo dei filosofi (2015) e ha scritto la monografia Pietro Prini (2016).

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