Andrea Camilleri, Certi momenti

Andrea Camilleri, Certi momenti

Quest’anno ad alcuni amici particolarmente cari regalerò un libro di Andrea Camilleri, Certi momenti, che a mio parere costituisce un vertice nella produzione dello scrittore siciliano. Questo testo combina in sé caratteristiche che di raro vanno insieme: divertimento e passione, comicità e tragedia, meditazione, scherzo e ironia, a seconda dei diversi personaggi e delle varie situazioni narrate. Si tratta di una serie di ritratti di persone incontrate da Camilleri nel corso della sua lunga e laboriosa esistenza.

L’autore rinuncia qui a quel particolare, gustoso impasto tra siciliano e italiano inventato per rendere più colorite e, per così dire, speziate le vicende del commissario Montalbano, accompagnato dal corteggio dei suoi comprimari. Questo testo invece è  scritto in un italiano standard, asciutto e molto efficace.

Si capisce che questo è un libro della vecchiaia: come dice l’autore nell’Avvertenza iniziale, esso consiste nella rievocazione di “alcuni incontri durati un momento oppure quasi una vita e che hanno determinato in me una sorta di cortocircuito: cioè a dire, che hanno provocato un primo momentaneo distacco e poi una sorta di maggiore illuminazione dentro di me”.

Per dare un’impressione viva del libro, comincerò da uno stralcio dell’incontro con uno dei geni della letteratura italiana del Novecento, colto in alcuni aspetti di bizzarria o idiosincrasia personale, ben noti ai suoi amici o semplici conoscenti: Carlo Emilio Gadda. “Gadda, che si stava dirigendo verso via del Babuino, si fermò a salutare Petroni: fu lui a presentarmi il grande scrittore. Quel mattino Gadda appariva imbronciato, e lo era con tanta evidenza che Petroni gli domandò se si sentisse bene o se gli fosse capitato qualcosa di sgradevole. Lui rispose che aveva qualche acciacco, ma che non era questo a infastidirlo. Era il problema che aveva con la sua padrona di casa a turbarlo profondamente.

«Perché? Che fa?» domandò Petroni.
«Fa la cacca dovunque».
«Come dovunque? Che significa?» non potei trattenermi dal chiedergli.
«Dovunque, le dico, dovunque. Persino sui muri della mia stanza da letto.»
A questo punto mi voltai smarrito a guardare Petroni, il quale invece mostrava una faccia addirittura sorridente.
«Ma come fa a farla sui muri?» domandai.
E Gadda, serissimo, assumendo un’aria da cospiratore, mi sussurrò: «Credo che si arrampichi scacazzando».

E così via, il racconto fluisce di sorpresa in sorpresa. Su un tono meditativo è il secondo racconto della raccolta, “La confessione”.

«Poco prima di sposarmi scoprii che la cerimonia non si sarebbe potuta fare in chiesa perché non ero cresimato. Io ero stato battezzato e avevo fatto anche la prima comunione, ma la cresima era indispensabile per avere diritto al rito religioso. Ignorante come sono delle cose della Chiesa, andai nella parrocchia e chiesi al parroco che cosa dovessi fare per cresimarmi. Quello mi guardò stupito: «Ma la cresima la fanno i vescovi, non i semplici sacerdoti! È una cosa complicata!».

Segue il resoconto, molto umano e direi veramente laico, della confessione con il vescovo emerito di Livorno: una confessione che è in realtà un incontro e un confronto tra due persone, che si svolge su un piano di parità. La conversazione tra i due continua per ore, con grande stupore del sacerdote che aveva accompagnato Montalbano («Non voglio chiederle di tradire il segreto della confessione – mi disse – ma che cavolo di colpe ha commesso per restare tre ore col vescovo?»). In realtà era stato un dialogo nel profondo tra due esseri umani, dove Dio non era stato nominato invano ma proprio per questo era tanto più presente (“Continuammo a dialogare. Egli non nominò mai Dio, parlò sempre dell’uomo: della dignità dell’uomo che non andava mai e per nessuna ragione calpestata”).

Infine, l’ultimo racconto, “Foffa”: il ricordo di una povera donna, umiliata e offesa, della tragedia della sua esistenza, raccontata in modo sobrio e asciutto e per questo particolarmente toccante.

Si potrebbe continuare: ma forse questi piccoli esempi mostrano le sfaccettature della “illuminazione” che ciascuno di noi può ricevere da un altro.

w.m.

[Andrea Camilleri, Certi momenti, Chiarelettere, Milano, 2015]


Walter Minella - l'autore di questa recensione - ha insegnato storia e filosofia nei Licei. Tra le sue pubblicazioni: Il dibattito sul dispotismo orientale. Cina, Russia e società arcaiche (1991). Ha tradotto il breve saggio di Varlam Tichonovič Šalamov, il grande testimone dei Gulag, Tavola di moltiplicazione per giovani poeti (2012), ha curato la pubblicazione del libro postumo di Pietro Prini, Ventisei secoli nel mondo dei filosofi (2015) e ha scritto la monografia Pietro Prini (2016).

Leggi altre recensioni

Vuoi ricevere la nostra Newsletter?