Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra

Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra

Virtù del passaparola (che, a pensarci bene, è l’esatto contrario della pubblicità).

Questo libro di poesie di Franco Arminio, che mi è stato consigliato da un mio giovane amico, mi ha affascinato e per questo mi affretto anch’io a consigliarlo, facendo la mia piccola parte in questa specie di catena di sant’Antonio. Franco Arminio è un vero poeta - caratteristica, come è noto, assai rara. La sua lirica è semplice, centrata sul quotidiano, sul minimo, su ciò che la civiltà moderna rifiuta o scarta (nel suo caso, in particolare i paesi semi-abbandonati del Meridione – Arminio è nato e vive a Bisaccia, in Irpinia). Per contrasto egli scopre le persone per il loro valore in sé – a partire dalle persone improduttive, i vecchi - e poi la luce, il silenzio, gli animali, le cose…

Questo atteggiamento, che corrisponde a una scelta sapienziale e ricorda molte profetiche intuizioni di Alex Langer, è reso da Arminio con persuasiva finezza: “Abbiamo bisogno di contadini,/ di poeti, gente che sa fare il pane,/ che ama gli alberi e riconosce il vento./ Più che l’anno della crescita,/ ci vorrebbe l’anno dell’attenzione./ Attenzione a chi cade, al sole che nasce/ e che muore, ai ragazzi che crescono, / attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato. / Oggi essere rivoluzionari significa togliere/ più che aggiungere, rallentare più che accelerare,/ significa dare valore al silenzio, alla luce,/ alla fragilità, alla dolcezza”(p.12). Attenzione è la parola chiave per Arminio (lo era anche per Simone Weil). Il tema viene variato così in quest’altra breve poesia, bellissima, in cui si sente l’eco di Angelo Silesio, il grande poeta mistico tedesco: “Concedetevi una vacanza / intorno a un filo d’erba,/ concedetevi al silenzio e alla luce,/ alla muta lussuria di una rosa” (p.11). L’attenzione al mondo della vita implica un rovesciamento di prospettiva che viene reso nel mondo più semplice e profondo: “Guarda./ Sei in un posto qualsiasi/ e ti raggiunge un albero,/ un muro, un viso./ Il centro del mondo è poco lontano da te,/ è nelle vie secondarie, ti aspetta/ dove non ti aspetti niente./ Prendi una forchetta in mano,/ come se fosse un momento solenne,/ porta il bicchiere alla bocca/ come se fosse un gesto sacro,/ sorridi perché ogni sorriso apre/ una crepa nel muro della vecchiaia…” (p.19). Questo sguardo benedicente che si rivolge al mondo ritorna sull’autore, come una specie di principio di salvezza. “Pensa che si muore/ e che prima di morire tutti hanno diritto/ a un attimo di bene./ Ascolta con clemenza./ Guarda con ammirazione le volpi, le poiane, il vento, il grano./ Impara a chinarti su un mendicante,/ coltiva il tuo rigore e lotta/ fino a rimanere senza fiato./ Non limitarti a galleggiare,/ scendi verso il fondo,/ anche a rischio di annegare./ Sorridi di questa umanità/ che si aggroviglia su se stessa./ Cedi la strada agli alberi”.(p.7) Da qui anche la pienezza dell’amore per le singole persone. Ecco, tra le altre, una poesia rivolta a una donna amata: “La prima volta non fu quando ci spogliammo/ ma qualche giorno prima,/ mentre parlavi sotto un albero./ Sentivo zone lontane del mio corpo/ che tornavano a casa”. (p.61)

Anche da queste poche citazioni il lettore avrà avuto, spero, l’impressione diretta della qualità di questa poesia profonda nella semplicità, capace di andare oltre la patina del quotidiano, della rete, del blog (che pure Arminio frequenta assiduamente) per scoprire, nei dettagli nascosti della vita, non l’eterno ritorno dell’uguale, ma il perenne miracolo del mondo.

w.m.

[Franco Arminio, Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra, Chiarelettere, Milano, 2017]


Walter Minella - l'autore di questa recensione - ha insegnato storia e filosofia nei Licei. Tra le sue pubblicazioni: Il dibattito sul dispotismo orientale. Cina, Russia e società arcaiche (1991). Ha tradotto il breve saggio di Varlam Tichonovič Šalamov, il grande testimone dei Gulag, Tavola di moltiplicazione per giovani poeti (2012), ha curato la pubblicazione del libro postumo di Pietro Prini, Ventisei secoli nel mondo dei filosofi (2015) e ha scritto la monografia Pietro Prini (2016).

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