Ascoltare le erbe e le piante del proprio giardino


Carissima Pia, cara amica che non ho mai conosciuto, il sole per ora tramonta abbastanza presto e fa anche un bel frescolino. Ma sarà ancora così soltanto per qualche settimana.
Poi, nel tuo amatissimo giardino sulle pendici del monte Pisano il tappeto di rampicanti si allungherà di nuovo dall’erba verso le pietre del muro. E ancora si punteggerà di grappoli di  campanule bianche, interrotte qua e là da piccole spighe di verbena, che, come al solito, tenteranno di farsi spazio tra le grandi foglie rugose e sagge della borragine. La quale, infine, le lascerà fare, spinta da quello stesso meraviglioso senso di equilibrio e armonia che tu hai sempre cercato e condiviso con le tue piante.
E’ proprio lì, in quel luogo che non ho mai visto ma che immagino molto bello, che ti sei spenta. Colpa di un male che i medici chiamano Sla, un acronimo dal suono fin troppo dolce per una maledetta tenebra dell’Orco che divora ogni cosa bella le capiti a tiro.
Da quel giorno di luglio del 2016 sono già passati quasi quattro anni. Molti o niente, a seconda.
Comunque sia, il  libro che ho appena terminato di leggere è invece recentissimo.
Ha solo qualche mese e un titolo che ti sarebbe sicuramente piaciuto: Verdeggiando.
Lo ha ben curato la tua collega Lara Ricci e contiene la raccolta di tutti gli articoli che ogni mese tu hai scritto nella tua rubrica di giardinaggio per la “Domenica” del Sole 24 Ore: cinquanta in tutto,  dall’ottobre 2008 al luglio 2015, cioè fino a quando la malattia ti ha permesso di scrivere.
Ti parlo di questo libro perché è il luogo in cui ti ho incontrata, proprio qui, all’interno di questo volume postumo che dice moltissimo della tua anima, qualunque cosa essa sia.
Voglio dire: se anche non sapessi nient’altro di te, di tutto quello che sei stata e che hai realizzato nel corso dei tuoi sessant’anni, per conoscerti e stimarti basterebbe il ritratto che di te si compone leggendo in sequenza queste tue sorprendenti 50 tessere colorate di verde.
Per questo, pur non essendoci mai incontrati, spero non ti dispiaccia se ti considero una cara amica, poiché con il racconto del tuo mondo, vegetale e non solo, tu hai arricchito il mio di mondo.
Il che è tantissimo! Certo, la reciprocità non può darsi (per ora?), ma la mia offerta di amicizia vale e dura lo stesso.
Come tanti lettori, prima di iniziare un nuovo libro mi piace sfogliarne l’indice e così ho fatto anche con Verdeggiando. Bene, sai quando si dice: “il buon giorno si vede dal mattino”?
 I titoli dei tuoi articoli sono davvero un bel mattino, una luce che  attira e diffonde la tua ironia leggera e gioiosa Dopodiché, credo sia impossibile non leggere testi con titoli quali: Non chiamatela erbaccia, Cosa fanno gli alberi di notte, Mangiamoci il cortile, Siate Parchi!, Orto combattente, Il prato lasciamolo agli inglesi!, Saputelle queste piante, Tra i nidi di ragno nel giardino di Calvino, In nome della rosa,…et multa alia similia.
Procedendo con la lettura del libro un’altra bella sorpresa l’ho incontrata nel tuo stile: scrivi, quindi pensi, in modo davvero elegante e sempre preciso.
E’ un pregio raro, che possiede solo chi non se la tira né ha bisogno di ostentazione o di trucchi da quattro soldi. Una capacità di pochissimi, dunque, anche tra gli stessi “addetti ai lavori”.
Lo scrittore Cesare Pavese, che indubbiamente la possedeva, aveva  coniato un bel modo per alludere a tale dote: scrivere senza belluria – diceva.
Credo avesse ragione, sebbene non abbia mai spiegato come la si ottenga.
Probabilmente si compone di più principi attivi: in parte è un dono, il frutto di un’eleganza innata, di quelle che o si hanno o non si hanno.
In parte è poi il risultato di molto impegno e altrettanta fatica, giorno dopo giorno. Rivolti, nel tuo caso, prima agli studi classici e dopo alle tante traduzioni di grandi autori della letteratura russa, come Puškin o Čecov. Tradurre, si sa, è sempre una gran bella palestra, sia per il pensiero che per il linguaggio.
Il terzo componente è l’amore, la passione per ciò di cui si scrive. Alla fine è questo ciò che più arriva al lettore, che ne avverte l’intensità a prescindere dal tema, sia esso il giardinaggio, la natura o qualunque altro argomento.
E tu di passione dovevi averne da vendere, se sei riuscita ad alzarti in volo leggera, nonostante quel tuo terribile peso. Il che non è mica da tutti, anzi. Conosco un sacco di gente che non si solleverà mai da terra di un solo centimetro, pur godendo di buona salute.
Mentre scrivo mi accorgo che quel che ti sto dicendo non riguarda più soltanto lo stile della tua scrittura. Va ben oltre, abbraccia il tuo stile di vita, che personalmente considero un grandioso modello per tutti.
In tal senso, prestando molta attenzione a non cadere in una retorica trita che non piacerebbe a nessuno dei due, prima sostenevo che tu hai arricchito il mio mondo.
Lo hai fatto con il tuo esempio di vita, e anche su un altro piano, più filosofico, se così posso dire. Concerne il tuo modo di porre in relazione la natura e la bellezza. Che questa relazione ci sia è evidente, o dovrebbe esserlo, a tutti. Ma quasi tutti, compreso il sottoscritto, si limitano alla contemplazione. Un bosco, una faggeta, un prato di montagna fiorito sono di per sé stessi bellezza, che concedono istantaneamente a chiunque voglia vederla, chiedendo in cambio solo un po’ di rispetto e salvaguardia.
Per te invece questa relazione è assai più profonda e si muove in due direzioni, anziché in una soltanto, quella bastevole a chi contempla. Tu sostieni sommessamente che la bellezza della natura si dia a noi se noi sappiamo darla a lei, cioè coltivandola, sia pure con interventi minimi, nel modo meno invadente possibile,. Donde il tuo amore per il giardinaggio, che di fatto tu intendi come un reciproco dialogare e coltivarsi tra l’uomo e le piante.
Wow, mi verrebbe da dire, sei andata ben oltre il pensiero comune!
Che infatti non ti è mai piaciuto, hai cercato di dircelo in tutti i modi ogni volta che hai potuto.
Ad esempio, cercando di insegnarci il rispetto per le cosiddette “erbacce”, nonché l’attenzione per le loro tante caratteristiche e proprietà ignorate. Oppure dissentendo fermamente dalla moda dei giardini inglesi, sostenendo che poco si addicono al nostro clima mediterraneo.
O ancora, andando controcorrente rispetto al coro di entusiasti dei giardini verticali di Milano: il solo sentir parlare di “piante ornamentali” probabilmente ti farebbe venire l’orticaria. A ragione.
Bene, spero che questo sia sufficiente a spiegarti perché mi è piaciuto Verdeggiando, il tuo libro, e perché mi sei piaciuta tu. In ogni caso, mi riprometto di leggere presto quello che in molti qui considerano il tuo capolavoro: Al giardino non l’ho ancora detto. Servirà sicuramente a colmare una mia grave lacuna nonché, ne sono certo, a rinforzare la mia stima per te.
In un’altra stagione della vita e dell’anno sarebbe stato bello sedersi accanto a te nel tuo giardino, ad ascoltarti e a guardare i giochi del cielo e delle nuvole tra i rami degli alberi.

Un carissimo saluto

 

m.t.

[Pia Pera, Verdeggiando. Male erbe e altre delizie, a cura di Lara Ricci, Il Sole 24 Ore, Milano 2019, Pag. 226]


Marco Tornielli, classe 1958, giornalista, apparentemente in buono stato. Ha scontato gran parte della sua esistenza professionale nel settore farmaceutico, occupandosi di marketing e comunicazione. Della qual cosa non mostra di andare particolarmente fiero. Si considera invece un buon alpinista e di fatto lo si può spesso trovare in val Masino, dove pare sia di casa. Infine, adora perdere tempo con i libri. Non c’è altro.

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