Memoria d'inchiostro - L’Archivio degli archivi. I fondi nobiliari: conferme e scoperte


Come ho già avuto modo di spiegare, il nostro Archivio non custodisce esclusivamente i documenti prodotti e/o ricevuti dal Comune di Pavia: nel corso del tempo, a seguito di donazioni e acquisti, sono pervenuti molti altri importanti fondi archivistici, a volte interi archivi, che sono andati poi sotto la generica denominazione di Archivi nobiliari.

Il prof. Barbieri oggi ci coinvolge in una vera e propria lezione sul campo, in cui ci parla di archivi, documenti, diplomatica, storia e nuove scoperte. Co-protagoniste oggi sono le 441 pergamene provenienti dall’imponente raccolta del conte Antonio Cavagna San Giuliani. Vi presentiamo la sua storia e la vicende del suo “archivio” proponendovi un filmato prodotto in occasione della realizzazione di un importante progetto di valorizzazione da parte del Comune di Pavia. Consiglio fortemente la visione perchè i nostri utenti più assidui riconosceranno sicuramente le stanze dei depositi dell’Archivio, ovvero il nostro sancta sanctorum.

Il Conte Cavagna, si occupò intensamente delle vicende politiche e amministrative locali. Fu assessore comunale di Voghera (1873), consigliere comunale (1885) e poi sindaco (1886) per molti anni a Bereguardo, presidente del Museo civico di Pavia, membro dell’Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti nazionali; amministratore e presidente di molti asili, ospedali, congregazioni di carità. Cultore delle discipline storiche, dedicò la maggior parte della sua attività agli studi. Diede alle stampe circa duecento lavori, ricchi d’informazioni documentarie per lo più inedite. La sua attività scientifica si rivolse specialmente alla illustrazione delle vicende storiche delle province lombarde, alla bibliografia statutaria italiana, alla storia locale e a quella artistica. Bibliofilo d’eccezione, il Cavagna raccolse alla Zelata di Bereguardo, sua dimora in provincia di Pavia, una importante biblioteca, contenente circa 85.000 volumi di interesse storico e archeologico, una collezione di 7.500 carte topografiche e geografiche d’Italia, manoscritti inediti, pergamene (secc. XIII-XVI), 3.000 codici membranacei e cartacei, circa 15.000 opuscoli; l’importanza di tale insigne raccolta fu riconosciuta unanimemente in campo nazionale e internazionale. Le raccolte di Cavagna Sangiuliani furono vendute dopo la morte del conte, il 5 aprile 1913, dagli eredi alla biblioteca universitaria di Urbana, nell'Illinois, per la somma di 100mila lire. Le pergamene, costudite in 5 cartelle d’archivio, furono vendute dal genero Cesare Bollea nel 1924, per la somma di £2000, al Comune di Pavia. Renato Soriga, l’allora direttore del Museo civico, di cui l’Archivio storico faceva parte, così scriveva: “ (…) la parte pavese, come risulta dai regesti e dal contenuto, apparteneva in origine all’archivio comunale di Pavia (…)”. Purtroppo la storia degli archivi è fatta di dispersioni e, a volte per fortuna, di ricongiungimenti, come in questo caso.

Non mi resta che concludere, augurandovi buona lezione, buona visione e concedetemi, anche se un po’ in ritardo, un “bentornati” ai nostri documenti.

Elenco allegati:



Ezio Barbieri, professore associato presso il Dipartimento di Studi Umanistici – Sez. di Scienze storiche e geografiche” Carlo M. Cipolla” dell’Università degli Studi di Pavia. Ha insegnato inoltre presso le Università di Palermo e Verona. Nel 2005 è stato professeur invité all’Ecole des Chartes della Sorbona a Parigi. Temi di ricerca e pubblicazioni del prof. Barbieri sono consultabili al sito http://studiumanistici.unipv.it/?pagina=docenti&id=55


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