Memoria d'inchiostro - Diploma di Berengario I


Il Settore Cultura, Turismo, Commercio e Brand territoriale del Comune di Pavia e l'Archivio storico civico vi presentano la rubrica Memoria d'inchiostro, brevi video in cui il prof. Ezio Barbieri, docente di diplomatica all'Università degli Studi di Pavia e altri studiosi,  ricercatori e.. l'archivista, ci aiuteranno a leggere, comprendere e conoscere i segreti nascosti nel nostro Archivio storico. In questo momento in cui il pubblico non può raggiungerci fisicamente, porteremo noi l'Archivio nelle vostre case, con il fermo convincimento di chi scrive che gli archivi sono della collettività, che deve imparare a conoscerli ed a utilizzarli.

Nell'immaginario collettivo l'archivio è una cantina, un luogo buio, polveroso in cui sono accatastati molti libri "vecchi"  che però nessuno è in grado di leggere, se non "i topi di biblioteca" e se sono al buio e nessuno li legge, "un motivo ci sarà". Quasi sempre poi il verbo "archiviare" è utilizzato  per significare che un fatto, una storia, una pratica deve essere "infilata" nella stanza più inutile dell'ufficio o nella nostra soffitta e possono essere tranquillamente dimenticati.

Vero che i depositi dell'archivio sono bui, questo serve a preservare i supporti di scrittura e a fare in modo che i documenti, e non i libri, possano essere conservati per moltissimo tempo, a volte per secoli o millenni, altrimenti non potrebbero diventare un patrimonio per e della collettività.

Vero il fatto che ci sia la polvere, infatti, molto spesso per diverse motivazioni storiche, gli archivi non sono sempre conservati in luoghi adeguati o proprio non sono stati conservati e quindi sono andati persi. Vero che un sistema infallibile invece per eliminare la polvere dai documenti oltre ad una regolare pulizia s'intende, è la loro lettura. Falso che il verbo "archiviare" fa rima con "dimenticare".

I documenti amano raccontare, sono dei chiacchieroni, vi chiamano, insinuano in voi dubbi, curiosità, interrogativi. Ma loro non sono dei mistificatori, be'...in alcuni sì, ma loro sono principalmente dei testimoni e in qualità di testimoni, vi descrivono esattamente come sono accaduti i fatti, perchè loro erano lì, in quel posto, in quel giorno, in quell'ora con quelle persone, sanno insomma cosa è accaduto e chi ha fatto cosa: Berengario I, re d'Italia, il 7 giugno dell'anno 900, a Pavia,  fa dono al fedele Folcoino, che in realtà è detto Vasingone, di una corte e delle relative dipendenze che si trovano a Gropello. Manca il perchè. Ma il documento che vi presentiamo, fedele testimone, ci "spiffera" anche questo: lo vuole sua moglie.

Vero che per leggere questo documento, che si chiama "diploma" occorre un mediatore, un esperto, che sappia decodificare ai lettori dell'anno 2020 tutti i messaggi di un documento scritto mille anni fa. Vero che è grazie agli archivi e agli archivisti che per secoli li hanno custoditi, conservati, studiati e infine messi a disposizione di tutti, che questi accadimenti hanno attraversato il tempo e sono diventati Storia

Buona visione e, mi raccomando, se sentite bussare sulle pagine dei vostri social...aprite per cortesia: siamo noi.


 


Ezio Barbieri, professore associato presso il Dipartimento di Studi Umanistici – Sez. di Scienze storiche e geografiche” Carlo M. Cipolla” dell’Università degli Studi di Pavia. Ha insegnato inoltre presso le Università di Palermo e Verona. Nel 2005 è stato professeur invité all’Ecole des Chartes della Sorbona a Parigi. Temi di ricerca e pubblicazioni del prof. Barbieri sono consultabili al sito http://studiumanistici.unipv.it/?pagina=docenti&id=55


Scopri gli altri documenti presentati nella rubrica


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I documenti presentati attraverso la rubrica “L'Archivio storico racconta”, così come tutti i fondi del nostro patrimonio, sono liberamente consultabili presso la sede di Piazza Petrarca 2 nei giorni e orari di apertura al pubblico.


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