Marco Braico, Il prossimo passo, Effatà editrice, 2024.
Dopo il fortunato esordio avvenuto nel 2011 con La festa dei limoni, Marco Braico si è cimentato altre volte con il romanzo fino ad arrivare, tredici anni dopo, a regalarci questultima storia: Il prossimo passo.
Cè un filo conduttore che attraversa tutta la sua produzione e la caratterizza: la scrittura è terra dapprodo per affrontare nodi emblematici del proprio vissuto e restituirli agli altri perché da essi ne traggano qualcosa. Non è un letterato puro e ci tiene a sottolinearlo, bensì un matematico e un fisico approdato alla scrittura per prepotenti contingenze di vita, come, si conceda il paragone, un Primo Levi, chimico di formazione, che, se non fosse finito in mezzo al dramma della guerra e della deportazione, probabilmente non si sarebbe mai sognato di scrivere. Marco Braico non ha dovuto sopravvivere al lager o attraversare a piedi la steppa, ma, lui stesso dice che la vita gli è venuta addosso più volte come un treno merci lanciato sulle rotaie; dopo ogni caduta ha saputo rialzarsi con grinta, capacità reattiva e formidabile senso dellumorismo. Certo, non fa parte di quegli scrittori che ribattono allo stesso modo in cui fece Nabokov alla fatidica domanda su quale fosse il messaggio del suo libro: non sono mica un postino! Agli antipodi, Braico, qualcosa da dire ce lha e spesso di molto preciso. Lui risponde ad un imperativo etico; evidentemente fa parte di coloro che pensano che la società e il mondo possano essere in qualche modo migliorati usando anche lo strumento della scrittura. Premesse allarmanti per chi si occupa di letteratura, perché spesso questi intenti conducono a prodotti artefatti, conditi di intollerabili ingenuità e sostanzialmente inutili.
Ma per i romanzi di Braico non è così.
In primo luogo, perché è troppo intelligente per cadere nella marmellata di una narrativa edificante e poi perché scrive molto bene: è brillante, caustico e ha una straordinaria presa sulla realtà del parlato: i suoi dialoghi sono godibilissimi esempi di verità e di ritmo e la costruzione del plot alterna sapientemente il registro comico a quello drammatico. Ci sono delle costanti nei suoi romanzi: lambiente scolastico, per esempio, e il protagonista voce narrante Alberto Solei, professore di matematica, alter ego dellautore, che passa da una storia allaltra. In questultima lo troviamo in classe davanti a un ragazzo che puntualmente si addormenta durante le lezioni e da qui si dipana la storia.
Lautore nella postfazione ci comunica lantefatto che sta allorigine del progetto: la richiesta da parte di una famiglia di parlare di una sindrome rara e poco conosciuta anche in ambito medico, quella di Smith-Magenis ed ecco che la costruzione narrativa parte nuovamente dal quotidiano del professor Solei. Lallievo che dorme in classe, si verrà a scoprire, ha una sorella più giovane affetta da questa rara malattia che le impedisce di avere un corretto ritmo sonno-veglia e le fa scambiare il giorno per la notte con la conseguenza di tener sveglia lintera famiglia. Armato della volontà di conoscere ed aiutare il prode Solei parte alla carica con laiuto del fido amico Salvatore ma qui bisogna fermarsi. Tocca al lettore scoprire come Marco Braico abbia saputo trarre da premesse tanto ardue un romanzo fresco e accattivante al quale possiamo perdonare qualche scivolone nel finale in versione Candide, tanto, oggi non cè Voltaire nei paraggi pronto a fustigare gli eccessi di ottimismo, anzi, al contrario, si intravvede un pubblico avido di buoni propositi e di finali più che rassicuranti, ben intenzionato ad accoglierlo e a sostenerlo.
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Luigi Dell'Orbo, nato nel 1962 in provincia di Pavia, vive da decenni in Piemonte, tenendo comunque vive le proprie radici lombarde.
Lettore appassionato e puntuale si occupa prevalentemente di narrativa italiana contemporanea.