Walter Vai, un poetico giallista


Siamo al terzo appuntamento con scrittori pavesi che si sono impegnati nel campo del romanzo poliziesco. Dopo Alessandro Reali e Paolo Rovati, è la volta di Walter Vai. Io lo conosco personalmente da parecchi anni, per motivi “professionali”. Nel senso che lui era un informatore scientifico del farmaco e io un medico di medicina generale: cioè lui era un “rappresentante” e io un “medico della mutua”, ma per favore non usate mai queste parole con i diretti interessati, perché non ci descrive adeguatamente, è riduttivo, fuorviante e a volte può suonare offensivo. Quando Walter veniva nel mio studio parlavamo di farmaci e di medicina, perché né io né lui potevamo perdere tempo in chiacchiere, mentre la gente aspettava in sala d’attesa. Tuttavia nel corso del tempo ho avuto modo di conoscere la sua vocazione letteraria e di apprezzarla. Walter Vai, talvolta con lo pseudonimo di “Walterino”, è noto a Pavia come musicista, ma soprattutto come poeta, in dialetto e in lingua italiana. La poesia dialettale ha una lunga tradizione in Pavia e Walter ne è uno degli ultimi e migliori rappresentanti. Tra le sue composizioni più riuscite segnalo quelle che preferisco: “La nosa Pavia” e “Pavia, i so munument cui so cumpuniment”. Entrambi i volumi contengono composizioni poetiche in dialetto (quasi tutte dovute a lui stesso) dedicate a vie, luoghi e persone di Pavia; sono accompagnate da splendide fotografie, scelte dallo stesso autore. Un bel modo di interiorizzare certi luoghi, evitando l’effetto cartolina turistica. Come poesia in italiano, ho scelto tra le sue opere “La «mia» Liguria – in 34 poesie”. Si tratta di brevi composizioni che ricordano la stagione dell’ermetismo, Montale soprattutto. Descrivono i sentimenti dell’autore di fronte ai luoghi della Liguria che più ti entrano nel cuore, a volte in modo davvero toccante: del resto noi pavesi abbiamo un profondo legame con quelle terre. In fondo siamo discendenti in epoca pre romana da antiche tribù liguri…

Come narratore in prosa, Walter predilige storie intimiste, racconti e romanzi incentrati su rapporti amorosi difficili o su ricordi del passato. Da quello che avevo letto finora, non mi sarei aspettato che si mettesse a scrivere libri gialli, che implicano comunque una certa dose di crudeltà e violenza. Ma devo dire che se la cava molto bene: del resto, gli piace descrivere se stesso come un cantastorie, un narratore di vicende, oltre che un poeta.

Fino ad ora i suoi romanzi gialli sono quattro: “Testimone il Ticino”, “L’ultimo sguardo”, “Contro il destino”, “L’usignolo del Borgo”, ma probabilmente ne seguiranno altri in futuro. Io me lo auguro, da estimatore del genere. Protagonisti sono due carabinieri che indagano tra i quartieri di Pavia, i dintorni della città e il Borgo Ticino. Sono il tenente Aldo Lunghi, del nucleo investigativo dei carabinieri, e il suo aiutante brigadiere Fabio Gauzzi. Ho già scritto a lungo sul ruolo delle coppie investigative in questo genere di narrazione, da Holmes e Watson a Nick e Nora Charles fino a Hap e Leonard. Rimando all’articolo “In due si indaga meglio” chi volesse saperne di più. Qui mi preme far notare che i due carabinieri non sono i soliti “duri” tutti d’un pezzo, con un personale senso della giustizia come accade in tante storie americane. Sono persone dotate di una loro sensibilità, capaci di comprendere la psicologia degli indagati e magari di emozionarsi davanti a un tramonto sul fiume Ticino (come accade a ogni buon pavese). Inoltre, forse a causa della vena poetica dell’autore, si nota nelle trame la tendenza a rievocare il passato. In gergo poliziesco sono chiamati “cold cases”, casi freddi (cioè abbandonati per il trascorre del tempo). Nei romanzi di Walter Vai, le cause dei delitti vanno ricercate in episodi ormai dimenticati dai più, come l’epoca delle rivolte giovanili e degli anni di piombo, le atrocità della guerra mondiale, le crudeltà e i tradimenti contro i partigiani durante la lotta di liberazione, oppure le complesse dinamiche familiari legate ai peccati nascosti della provincia più profonda. Siamo più dalle parti di Simenon che di Chandler o Hammett, insomma. Per creare la giusta atmosfera, talvolta compaiono frasi in dialetto pavese, ma niente paura: sono tradotte in italiano fra parentesi e non guastano la continuità della narrazione. Anche un non pavese non avrà difficoltà a leggere i dialoghi. Non aggiungo altro per non togliere ai lettori il piacere della scoperta. Niente “spoiler”, mi spiace: vi ho già detto fin troppo. I libri sono pubblicati da Luigi Ponzio editore e quindi facilmente reperibili, ma si possono anche visionare tramite la Biblioteca Civica Bonetta, naturalmente.

Franco Piccinini, febbraio 2022


Franco Piccinini (Asti, 1954), si è laureato a Pavia e fino a poco tempo fa ha esercitato la professione di medico. Grande esperto e cultore di fantascienza, ha pubblicato il romanzo Ritorno a Liberia (tratto dal suo primo racconto) e il saggio Scienza medica e fantasie scientifiche (finalista al Premio Italia 2012 e al Premio Vegetti 2013), oltre a vari articoli su Nova SF* e racconti su Futuro Europa. Nel 2011 ha iniziato a collaborare con le Edizioni Della Vigna. E' un grande amico della Biblioteca Bonetta e ha precedentemente scritto per il nostro sito anche i seguenti contributi:

 

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