"Femme Fatale", giornata internazionale contro la violenza sulle donne


Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne 

Dalla sua genesi come mito ancestrale a una manifestazione di ossessione misogina, passando per un prodotto culturale fino a diventare un fenomeno di costume, la femme fatale, con il suo fascino seducente e Labirintico, attraversa le epoche e costringe gli uomini a confrontarsi con le esperienze di Eros e Thanatos. È solo dall'Ottocento in poi che questa figura demoniaca inizia a rispecchiare, in modo distorto, le contraddizioni della civiltà borghese, diventando simbolo dell’ascesa e del declino di un'intera classe sociale.

La “femme fatale” incarna una donna dal fascino irresistibile, capace di condurre gli uomini alla rovina. Essa rappresenta anche un'esperienza esistenziale che unisce Eros e Thanatos. Sebbene il suo mito attraversi le civiltà storiche, è nella seconda metà del diciannovesimo secolo che diventa un’ossessione visibile, permeando ogni ambito della produzione culturale, che include opere narrative, raccolte poetiche, drammi, sculture e altri manufatti. Questo stereotipo riflette le contraddizioni e le paure della borghesia al potere: la paura dell'Alterità, dell'Irrazionalità, della Sessualità e, in particolare, della Femminilità. Con la nascita del movimento suffragista, l'ordine patriarcale inizia a vacillare, sfidando la tradizionale visione della donna (basata sulla dicotomia Santa/Puttana) e scatenando un'ondata di misoginia.

Durante la breve era della Belle Époque, il modello della seduttrice emerge come un comportamento da emulare e, come testimoniano le cronache, diventa un vero e proprio fenomeno di costume. La Donna interiorizza il pregiudizio negativo che le è stato imposto e lo trasforma in uno strumento di emancipazione, alimentando la guerra tra i sessi. Con l'arrivo del Novecento, questo archetipo viene adottato dal cinema, dalla musica e dalla moda, ma dopo aver lasciato un segno indelebile nell’immaginario collettivo, la femme fatale rischia di perdere rilevanza e di essere dimenticata a causa dei rapidi cambiamenti sociali avvenuti negli ultimi vent'anni. Quale futuro attende dunque quest'“antica fantasia” e “idea moderna”.

Fabrizio Casu, originario di Sassari e nato nel 1980, ha studiato fashion design presso la NABA di Milano, conseguendo la laurea nel 2005 come “esperto e creativo nel settore moda”. Ha successivamente approfondito il suo percorso con corsi di cool hunting e design tessile, acquisendo esperienza attraverso uno stage alla Mantero Seta di Como, dove ha lavorato nell'ufficio stile del brand “La Tessitura”. Ha insegnato storia del costume e progettazione moda in istituti sia pubblici che privati a Sassari, ha organizzato due esposizioni personali, “Sardinian Gothic” e “Dialogo Alternativo fra Arte e Moda”, e ha partecipato nel 2011 alla Biennale Sardegna, un'iniziativa del Padiglione Italia alla 54esima Esposizione Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia. Nel campo della saggistica specializzata, ha pubblicato cinque opere: “Novecento: il secolo della moda” e “Madonna, vampira postmoderna” (Edes, maggio 2013), “Il lungo viaggio di una chemise” (Europa Edizioni, ottobre 2014), “Il gioiello nella storia, nella moda e nell’arte” (Europa Edizioni, novembre 2018) e infine “Femme fatale. Incanto e crisi della civiltà borghese” (VJ Edizioni, 30 aprile 2023).

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