La cripta di Sant’Eusebio tra i luoghi del cuore Fai 2020


Dal 2003 il FAI Fondo Ambiente Italiano, con cadenza biennale, propone il censimento “I Luoghi del Cuore”, attraverso il quale invita tutti i cittadini a proporre e votare i luoghi italiani che amano di più e vorrebbero vedere tutelati e valorizzati. I Luoghi del Cuore è stato eletto da milioni di cittadini a cassa di risonanza per far sentire la propria voce a favore di piccole e grandi bellezze da non dimenticare. Grazie al censimento, sono stati 119 i progetti di recupero realizzati in 19 regioni, attraverso più di 7 milioni di voti ricevuti, di cui più di 2,2 milioni nell’ultima edizione del 2018.

Fino al 15 dicembre i cittadini potranno votare attraverso due modalità: accedendo al sito www.iluoghidelcuore.it oppure apponendo la propria firma sui moduli cartacei messi a disposizione dei comitati promotori. Ogni persona può votare più luoghi, ma per ognuno può esprimere un solo voto.

I primi tre luoghi più votati verranno premiati, a fronte della presentazione di un progetto concreto, con 50.000, 40.000 e 30.000 euro. Dopo la pubblicazione dei risultati, che avverrà nel mese di febbraio 2021, verrà lanciato un ulteriore bando al quale potranno partecipare i luoghi che avranno ottenuto almeno 2.000 voti e che potranno presentare alla Fondazione una richiesta di restauro, valorizzazione o istruttoria sulla base di specifici progetti d’azione.

Nel nostro territorio sono molti i luoghi speciali, ricchi di storia, di valore artistico e architettonico che meritano di essere messi in luce. Tra essi, la cripta di Sant’Eusebio, uno dei “luoghi” più antichi di Pavia, conosciuta e frequentata dall’XI secolo, mentre il perimetro absidale, entro cui essa fu ricavata, risale alla cattedrale ariana, tra la fine del VI secolo e i primi decenni del VII, ricordata da Paolo Diacono negli anni del re Rotari (636-652) e poco dopo, con la conversione all’ortodossia cattolica del vescovo Anastasio (m.680), esaugurata con l’intitolazione al vescovo Eusebio di Vercelli (m. 371), fiero nemico dell’eresia ariana.

La cripta risale alla ricostruzione della chiesa nell’XI secolo in forme protoromaniche, ma è di epoca longobarda la muratura esterna, realizzata in sesquipedales, cioè mattoni manubriati romani di reimpiego. Dubbia, invece, l’attribuzione alla medesima epoca, anche se certamente altomedievali, delle tombe alla cappuccina, disposte radialmente attorno all’abside. L’interno a oratorio – scompartito in cinque navate da quattro file di colonnine, su cui poggiano volte a crociera tra sottarchi – se documenta appunto la costruzione dell’XI secolo, documenta pure l’ampio uso di elementi di spoglio (ad esempio alcune colonnine) da edifici antichi, sia romani sia successivi. Altro elemento di dibattito sono i capitelli. Alcuni presentano, infatti, una struttura ad alveoli triangolari - forse destinati a ricevere riempimenti colorati in mastice o stucco - attribuita dalla maggior parte degli studiosi al VII secolo, esempio di un’arte di matrice barbarica che riprende la tipica produzione orafa cloisonnée (cioè con campiture di smalti tra linee metalliche in oro, argento o rame). Tuttavia, in anni più recenti, è emersa l’ipotesi che risalgano alla ricostruzione dell’XI, mentre di un secolo più tardi sono gli affreschi che dovevano interessare l’intero invaso interno (restano tracce anche della decorazione esterna). Mentre la chiesa ebbe vari rifacimenti tra Cinque e Seicento e una parziale ricostruzione in forme barocche nel Settecento, la cripta mantenne la configurazione altomedievale e superò anche la sconsacrazione dell’edificio a fine Settecento e il passaggio di proprietà al vicino Ospedale San Matteo che lo utilizzò dal 1815 come reparto di cura.

Un articolo di Susanna Zatti, pubblicato su questo sito e diffuso con la newsletter del 17 aprile scorso, ha ricostruito le ultime vicende della chiesa, a partire dal primo decennio del Novecento fino al 1923, anno della sua demolizione per far posto all’erigendo Palazzo delle Poste e alla sistemazione dell’intero isolato. Già nel 1913-15 la Soprintendenza alle Belle Arti si era opposta alla demolizione della chiesa, passata in proprietà del Comune, ma nel primo dopoguerra il dibattito tra la Soprintendenza e gli organismi comunali riprese con toni accesi finché, forse per un malinteso, un’impresa edile iniziò l’abbattimento della chiesa e la Soprintendenza poté solo chiedere (e ottenere) la salvaguardia della cripta. Quando nel 1934 l’architetto Carlo Morandotti realizzò la sistemazione dell’attuale piazza Leonardo da Vinci nascose la cripta sotto una montagnola, con accesso attraverso una porticina: i pavesi di una certa età raccontano di aver giocato proprio su quella montagnola!

Solo negli anni Sessanta fu attuato un primo complessivo restauro da parte del Comune. La cripta è stata riportata completamente alla luce, sottoposta a un’operazione di consolidamento e gli affreschi restaurati attraverso una complessa operazione di strappo, restauro e ricollocazione su un supporto impermeabile di resina. La pensilina allora scelta come copertura si è rivelata, oltre che esteticamente inaccettabile, inadeguata.

Dalla metà degli anni Settanta la cripta, ora sezione dei Musei civici, è aperta al pubblico su richiesta. Il periodo forse di maggior visibilità è stato durante e a ridosso della mostra I longobardi (settembre–dicembre 2017), quando gli Amici dei Musei e Monumenti Pavesi la tennero aperta durante i fine settimana e nell’estate successiva: la cripta è stata vista da quasi 25.000 persone! Nel 2018 è stata set per il film Le aquile randagie (che racconta le vicende di un gruppo scout clandestino durante il fascismo) del regista Gianni Aureli.

Purtroppo, pur conservando un grande fascino, la cripta ha perso molto del suo splendore; infatti l’edificio, non sufficientemente tutelato dalla copertura, ha subìto un lento e progressivo offuscamento degli affreschi (ora coperti da uno strato di sali, ma non scomparsi), oltre a un deterioramento complessivo. Occorre un progetto di intervento globale che preveda un idoneo sistema di condizionamento e una protezione della cripta dagli agenti esterni di varia natura, per poi procedere al ripristino degli affreschi e a un restauro conservativo dell’intera struttura. Per questo si è costituito il comitato Per la cripta di Sant’Eusebio che comprende, oltre a vari esponenti della cultura locale, gli Amici dei Musei e Monumenti pavesi, la Società per la conservazione dei Monumenti dell’arte cristiana, Pavia fotografia, il Club Inner Wheel Pavia e il Comitato Soci Coop, che partecipa al censimento “I Luoghi del Cuore” FAI 2020. Si può votare sia on line, sia presso i numerosi punti di raccolta dei voti cartacei sparsi in città.

a.f.


Alessandra Ferraresi, già professore associato di storia moderna presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Pavia. Si è occupata e si occupa prevalentemente di storia delle istituzioni scientifiche e formative superiori tra Sette e Ottocento. Ha collaborato, anche con funzioni di coordinamento scientifico, alla recente Almum Studium Papiense. Storia dell’Università di Pavia.

 


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