Dal 2003 il FAI Fondo Ambiente Italiano, con cadenza biennale, propone il censimento I Luoghi del Cuore, attraverso il quale invita tutti i cittadini a proporre e votare i luoghi italiani che amano di più e vorrebbero vedere tutelati e valorizzati. I Luoghi del Cuore è stato eletto da milioni di cittadini a cassa di risonanza per far sentire la propria voce a favore di piccole e grandi bellezze da non dimenticare. Grazie al censimento, sono stati 119 i progetti di recupero realizzati in 19 regioni, attraverso più di 7 milioni di voti ricevuti, di cui più di 2,2 milioni nellultima edizione del 2018.
Fino al 15 dicembre i cittadini potranno votare attraverso due modalità: accedendo al sito www.iluoghidelcuore.it oppure apponendo la propria firma sui moduli cartacei messi a disposizione dei comitati promotori. Ogni persona può votare più luoghi, ma per ognuno può esprimere un solo voto.
I primi tre luoghi più votati verranno premiati, a fronte della presentazione di un progetto concreto, con 50.000, 40.000 e 30.000 euro. Dopo la pubblicazione dei risultati, che avverrà nel mese di febbraio 2021, verrà lanciato un ulteriore bando al quale potranno partecipare i luoghi che avranno ottenuto almeno 2.000 voti e che potranno presentare alla Fondazione una richiesta di restauro, valorizzazione o istruttoria sulla base di specifici progetti dazione.
Nel nostro territorio sono molti i luoghi speciali, ricchi di storia, di valore artistico e architettonico che meritano di essere messi in luce. Tra essi, la cripta di SantEusebio, uno dei luoghi più antichi di Pavia, conosciuta e frequentata dallXI secolo, mentre il perimetro absidale, entro cui essa fu ricavata, risale alla cattedrale ariana, tra la fine del VI secolo e i primi decenni del VII, ricordata da Paolo Diacono negli anni del re Rotari (636-652) e poco dopo, con la conversione allortodossia cattolica del vescovo Anastasio (m.680), esaugurata con lintitolazione al vescovo Eusebio di Vercelli (m. 371), fiero nemico delleresia ariana.
La cripta risale alla ricostruzione della chiesa nellXI secolo in forme protoromaniche, ma è di epoca longobarda la muratura esterna, realizzata in sesquipedales, cioè mattoni manubriati romani di reimpiego. Dubbia, invece, lattribuzione alla medesima epoca, anche se certamente altomedievali, delle tombe alla cappuccina, disposte radialmente attorno allabside. Linterno a oratorio scompartito in cinque navate da quattro file di colonnine, su cui poggiano volte a crociera tra sottarchi se documenta appunto la costruzione dellXI secolo, documenta pure lampio uso di elementi di spoglio (ad esempio alcune colonnine) da edifici antichi, sia romani sia successivi. Altro elemento di dibattito sono i capitelli. Alcuni presentano, infatti, una struttura ad alveoli triangolari - forse destinati a ricevere riempimenti colorati in mastice o stucco - attribuita dalla maggior parte degli studiosi al VII secolo, esempio di unarte di matrice barbarica che riprende la tipica produzione orafa cloisonnée (cioè con campiture di smalti tra linee metalliche in oro, argento o rame). Tuttavia, in anni più recenti, è emersa lipotesi che risalgano alla ricostruzione dellXI, mentre di un secolo più tardi sono gli affreschi che dovevano interessare lintero invaso interno (restano tracce anche della decorazione esterna). Mentre la chiesa ebbe vari rifacimenti tra Cinque e Seicento e una parziale ricostruzione in forme barocche nel Settecento, la cripta mantenne la configurazione altomedievale e superò anche la sconsacrazione delledificio a fine Settecento e il passaggio di proprietà al vicino Ospedale San Matteo che lo utilizzò dal 1815 come reparto di cura.
Un articolo di Susanna Zatti, pubblicato su questo sito e diffuso con la newsletter del 17 aprile scorso, ha ricostruito le ultime vicende della chiesa, a partire dal primo decennio del Novecento fino al 1923, anno della sua demolizione per far posto allerigendo Palazzo delle Poste e alla sistemazione dellintero isolato. Già nel 1913-15 la Soprintendenza alle Belle Arti si era opposta alla demolizione della chiesa, passata in proprietà del Comune, ma nel primo dopoguerra il dibattito tra la Soprintendenza e gli organismi comunali riprese con toni accesi finché, forse per un malinteso, unimpresa edile iniziò labbattimento della chiesa e la Soprintendenza poté solo chiedere (e ottenere) la salvaguardia della cripta. Quando nel 1934 larchitetto Carlo Morandotti realizzò la sistemazione dellattuale piazza Leonardo da Vinci nascose la cripta sotto una montagnola, con accesso attraverso una porticina: i pavesi di una certa età raccontano di aver giocato proprio su quella montagnola!
Solo negli anni Sessanta fu attuato un primo complessivo restauro da parte del Comune. La cripta è stata riportata completamente alla luce, sottoposta a unoperazione di consolidamento e gli affreschi restaurati attraverso una complessa operazione di strappo, restauro e ricollocazione su un supporto impermeabile di resina. La pensilina allora scelta come copertura si è rivelata, oltre che esteticamente inaccettabile, inadeguata.
Dalla metà degli anni Settanta la cripta, ora sezione dei Musei civici, è aperta al pubblico su richiesta. Il periodo forse di maggior visibilità è stato durante e a ridosso della mostra I longobardi (settembredicembre 2017), quando gli Amici dei Musei e Monumenti Pavesi la tennero aperta durante i fine settimana e nellestate successiva: la cripta è stata vista da quasi 25.000 persone! Nel 2018 è stata set per il film Le aquile randagie (che racconta le vicende di un gruppo scout clandestino durante il fascismo) del regista Gianni Aureli.
Purtroppo, pur conservando un grande fascino, la cripta ha perso molto del suo splendore; infatti ledificio, non sufficientemente tutelato dalla copertura, ha subìto un lento e progressivo offuscamento degli affreschi (ora coperti da uno strato di sali, ma non scomparsi), oltre a un deterioramento complessivo. Occorre un progetto di intervento globale che preveda un idoneo sistema di condizionamento e una protezione della cripta dagli agenti esterni di varia natura, per poi procedere al ripristino degli affreschi e a un restauro conservativo dellintera struttura. Per questo si è costituito il comitato Per la cripta di SantEusebio che comprende, oltre a vari esponenti della cultura locale, gli Amici dei Musei e Monumenti pavesi, la Società per la conservazione dei Monumenti dellarte cristiana, Pavia fotografia, il Club Inner Wheel Pavia e il Comitato Soci Coop, che partecipa al censimento I Luoghi del Cuore FAI 2020. Si può votare sia on line, sia presso i numerosi punti di raccolta dei voti cartacei sparsi in città.
a.f.
Alessandra Ferraresi, già professore associato di storia moderna presso il Dipartimento di Studi Umanistici dellUniversità di Pavia. Si è occupata e si occupa prevalentemente di storia delle istituzioni scientifiche e formative superiori tra Sette e Ottocento. Ha collaborato, anche con funzioni di coordinamento scientifico, alla recente Almum Studium Papiense. Storia dellUniversità di Pavia.
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