Un diario eccentrico e stimolante


Ho scoperto Cees Nooteboom molti anni fa leggendo un suo bellissimo viaggio in Spagna verso Santiago e da allora ho letto, penso, tutti i suoi numerosi libri di viaggio, saggi, romanzi, tra cui un report sulle tombe dei grandi poeti sparse nel mondo, con foto e poesie collegate. Si può definire Nooteboom, nato in Olanda, un cosmopolita per lo studio e la conoscenza diretta di altre lingue, altre culture, altre filosofie, da indefesso viaggiatore in tutte le parti del mondo.

In quest’ultimo libro Nooteboom scrive un diario originale, ricco e affascinante, alternando riflessioni sulla flora e fauna del suo giardino selvaggio nell’isola di Minorca a meditazioni sui libri, sugli autori preferiti, sull’universo mondo passato e attuale. Pur dichiarandosi ignorante in botanica fa delle originali descrizioni delle piante autoctone che sopravvivono senza tante cure e dei piccoli animali che popolano il suo rifugio spagnolo, dove torna a rilassarsi tra un viaggio e l’altro. Scopre così che tutti gli esseri viventi hanno un’anima e rispondono empaticamente o con aggressività alla presenza di altri. Scopre, come il Candide di Voltaire, che “bisogna coltivare il proprio giardino” ma il proprio giardino è nel mondo, che lo si voglia o no.

Considera anche gli amati libri delle sue numerose biblioteche come esseri viventi che soffrono se sono trascurati e si intristiscono se nessuno li sfoglia. I libri cartacei vanno centellinati, meditati, scarabocchiati con osservazioni personali, per così dire digeriti. Non ammettono né bulimia né anoressia e solo se vengono amati, se piacciono restituiscono perle di esperienza, saggezza, illuminazione. Gli autori più amati – Dante, Montaigne, Borges, Calvino, Nabokov – aiutano a trovare un senso alla vita mortale e al bisogno di immortalità insito in ciascuno di noi. Così come l’osservazione della vita delle piante, dei fiori e delle stelle aiuta a capire che siamo soli nell’universo ma abbiamo tutti bisogno di relazionarci con gli altri. Lavorando al computer nella sua casa minorchina Nooteboom è circondato da cactus, hibiscus, plumbago che gli fanno compagnia in silenzio, tranquilli, non infastiditi da niente. Lui vive con i loro enigmi ma li sente vicinissimi e pensa che “i miei contemporanei hanno Facebook, Twitter e quando rientro nel mondo li vedo intorno a me, in treno, in autobus indaffarati con i loro smartphone, le dita volteggianti e gli amici fugaci. I miei amici qui se ne stanno immobili e non dicono niente. Ci sono”.

Nooteboom si chiede: fino a che età bisogna preoccuparsi del mondo? Si risponde: sempre. Fin da piccoli e fino all’ultimo giorno. E allora tra una descrizione della yucca e della tartaruga non si risparmia amare riflessioni sulle guerre nel mondo, quelle fredde e quelle calde, sui conflitti in Ucraina, sulle ipocrisie dei governanti europei, sugli stupri come arma di guerra e negli ambiti domestici, sulla corruzione dilagante laddove il denaro è considerato il valore più importante, anzi l’unico. “Ovunque andassi, nel mondo la storia aveva mostrato il suo volto ripetendosi in continuazione, mai come farsa. Rivoluzioni, lotte di liberazione, guerre coloniali, oppressioni, guerriglia, terrore e contro terrore. C’è qualcosa di umiliante nell’essere contemporaneo alla violenza e fingere di sapere come combatterla, se non altro perché siamo direttamente coinvolti come occidentali, cittadini d’Europa.” Avendo visto il mondo, a 80 anni, avendo dato ascolto a opinioni contrastanti, avendo a volte preso posizione, non sa se sia servito a qualcosa, non sa se abbiamo capito i meccanismi essenziali del disastro. E allora è salutare rinchiudersi nel proprio giardino mentre tutti gli altri procedono frenetici e inarrestabili in un mondo che è tutto un malinteso seguendo leggi che, vedi Tucidide e Gibbon, appaiono immutabili.

La storia si fa con gli esseri umani, i morti sono il materiale e dei morti si parla con i numeri. Ed è allora la morte e la vita dopo la morte che a me appare il tema più affascinante da affrontare, meditando, riflettendo e vivendo intensamente, come se ogni giorno fosse l’ultimo.

m.g.

 

[Cees NOOTEBOOM, 533. Il libro dei giorni, tr. di Fulvio Ferrari, Iperborea, Milano 2019, 234 pagine, 16.50 euro]


Marta Ghezzi - autrice di questa recensione - è pensionata, scrittrice, già dirigente dei servizi sociali nel Comune di Pavia e impegnata come volontaria in movimenti eco femministi per il dialogo interreligioso e interculturale. Ha al suo attivo oltre 16 pubblicazioni. E’ amante della letteratura – narrativa, poetica, saggistica -, con particolare interesse per la teologia femminista.

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