Se i terroristi dellIsis, oltre a essere dei criminali, non fossero anche degli analfabeti, potrebbero utilizzare egregiamente questo romanzo di Houellebecq (personalità da loro detestata e che sarebbero ben lieti di mettere a morte se appena potessero). Perché il ritratto della Francia, dellEuropa, dellOccidente che lo scrittore fornisce è così desolante che lo potrebbero scambiare per una giustificazione del loro fascismo islamista. Leggi questo romanzo di Houellebecq e ti trovi in un livido, squallido Inferno quotidiano: non cè speranza, non cè amore, non cè alcuna reale relazione tra le persone, al di là del sesso che però, siccome non si accompagna allamore, ma pretende di sostituirlo, si traduce in un sovrappiù di squallore che alla fine diventa insopportabile. Ne risulta unangoscia sorda, molecolare, sommersa, veramente insopportabile: da qui il ricorso, da parte del protagonista del libro, alla serotonina, una sostanza che calma langoscia ma sopprime la libido, rende impotenti. Meglio così, per il protagonista del romanzo di Houellebecq. Perché una vita senza amore è una vita senza senso: e una vita senza senso è peggio di una vita colpita dal dolore (con questo in qualche modo si può anche combattere), è una vita ghiacciata, raggelata, priva di comunicazione, una vita che morde se stessa, chiusa in un piccolo girone infernale (se lesistenza dellInferno è sotto il profilo teologico - quanto meno dubbia, perché contrasta totalmente con la misericordia del Padre, linferno esistenziale è una esperienza che possiamo osservare ogni giorno, guardandoci attorno).
Lo sviluppo della trama fornisce alcune motivazioni di questa apatia che sono superficiali, ma anche per questo significative. Il protagonista del romanzo, Florent-Claude Labrouste, 46 anni, agronomo al ministero dellAgricoltura, combatte una dura battaglia, da consulente delle istituzioni europee, contro la globalizzazione, cioè contro linvasione di prodotti agricoli dal Terzo Mondo e a difesa delle tradizioni dellagricoltura francese. Una battaglia destinata alla sconfitta: per il tradimento dei politici, è sottinteso, che seguono la chimera di unEuropa che non cè e abbandonano la forza e la verità della nazione, la Francia, che è lunica ad esserci. Questo tipo di contraddizione può sfociare in proteste di tipo populista (nel libro cè un episodio, un conflitto tra gli agricoltori e le forze dellordine, che proprio da questa tensione antiglobalista trae origine). Ma soprattutto può dar luogo a una specie di banalizzazione o semplicismo o di stereotipizzazione dello straniero, che è interessante in un autore colto e ovviamente plurilingue come Houellebecq: da qui, per esempio, le battute contro gli olandesi, una razza di commercianti poliglotti e opportunisti (p. 30) o contro Freud, il buffone austriaco (306) o contro Goethe, quel vecchio imbecille di Goethe (lumanista tedesco tendenza mediterranea, uno dei più patetici rimbambiti della letteratura mondiale) (318). Ma questa sorta di crampo mentale sovranista non dà origine a un nazionalismo affettivo, caldo, affermativo e imperialista, insomma tradizionale: è un nazionalismo per così dire freddo, residuale, di difesa del passato e paura del futuro.
Ma questi possono essere considerati particolari. E lo squallore esistenziale del protagonista il tema di fondo su cui lautore non si stanca di accumulare dettagli. Per esempio, a quando risale la decisione del protagonista di vivere da eremita ignoto in un albergo di Parigi? Alla scoperta di essere stato tradito dalla fidanzata giapponese. Ma questo non basta per Houellebecq, che ci deve raccontare come questa signora venga scoperta a soddisfare centinaia di uomini e alcuni cani. Eccetera.
Questo libro, scorrevole e insieme volutamente irritante, ribalta lopinione corrente in Occidente sul proprio stile di vita. Tutti gli aspetti che generalmente vengono esaltati nella cultura di massa dellOccidente post-moderno (il mito del divertimento, il narcisismo come canone, la liquefazione dei rapporti sociali, la mercificazione universale, la ipersessualizzazione) vengono qui ripresi dal punto di vista delleffetto di ricaduta, cioè della difficoltà esistenziale. Vertice, sintesi ed epitome del tutto è, secondo Houellebecq, la perdita della speranza, che si manifesta nella forma di un eterno presente, privo di radici, di passato e quindi anche di futuro (mentre la forma autentica della presenza è un meraviglioso dono di Dio, o una suprema forma di coscienza mistica, la forma inautentica è un tentativo di sfuggire al tempo, e quindi a se stessi, e ha come sfondo e come prospettiva il vuoto, il non senso, la morte). Una diagnosi molto pessimistica, dunque, della realtà nellOccidente contemporaneo. Io invece credo che Houellebecq abbia solo in parte ragione: questa è senzaltro la sua realtà, questi sono gli occhiali scuri con cui guarda il mondo, non è il mondo, che non è tutto e solo questo. Bisogna riconoscere che, nel rappresentare impietosamente questa realtà e questo sguardo, Houellebecq è senzaltro bravo: un grande scrittore, efficace, concreto, brillante, uno che si fa leggere anche irritando, ma facendo pensare. E lerede di una grande tradizione letteraria, e te ne accorgi a ogni pagina. Forse il fatto che Huysmans, il decadente francese della seconda metà dellOttocento, poi convertitosi al cattolicesimo, sia un suo scrittore di culto, potrebbe anche far pensare che questa rappresentazione di un mondo orribile, pulito e ricco alla superficie ma terribilmente gelido, vuoto e desolato nel fondo, sia il riflesso di una desolata e implicita ricerca di Dio, come lautore sembrerebbe accennare alla fine del libro. Oppure laccenno finale è solo un espediente retorico.
Il titolo e il sottotitolo di questa scheda ricalcano quelli di uneccellente recensione di Antonio Scurati su Tuttolibri del 12 gennaio 2019. Con una significativa trasformazione: laddove il titolista di Tuttolibri diceva LOccidente che ha perso il sesso è una polveriera di rancore noi scriviamo: LOccidente che ha perso il senso è una polveriera di rancore. Credo che questa seconda soluzione sia migliore perché inserisce le avventure e disavventure del povero Florent-Claude non in una crisi da andropausa che potrebbe averlo investito allimprovviso ma nel processo plurisecolare di laicizzazione che ha caratterizzato la modernità occidentale e il cui motto può essere il detto di Grozio, anche se Dio non esistesse, etsi Deus non daretur. Questo processo ha avuto numerosi aspetti di emancipazione, che non si possono misconoscere. Tuttavia oggi esso, lasciato a se stesso, senza una crescita della consapevolezza profonda della persona, alla fine rischia di devastare lesistenza del soggetto, scatenandogli dentro unangoscia che in ogni modo deve essere placata, costi quel che costi - anche, se necessario, a prezzo dellimpotenza. E questo è il caso di Florent-Claude, che ricorre alla piccola compressa bianca, ovale, divisibile, la serotonina, perché non vuole più sentire nulla, vuole raggiungere il prodigio che schiude la divina indifferenza, lapatia: non vuole vivere più, cerca solo di sopravvivere. Il maestro di questa arte della fuga dalla vita è stato, nella cultura dellOccidente, Arthur Schopenhauer, profondo genio filosofico, scrittore potente, lucido e appassionato: ma insieme il cattivo maestro per definizione, il diseducatore per eccellenza, colui che ha insegnato a odiare la vita (e le donne). Houellebecq è stato un fervente discepolo di Schopenhauer, e tale in sostanza rimane: se ne ha una conferma nel suo libretto In presenza di Schopenhauer, che può essere letto utilmente insieme a questo ultimo romanzo. E unoperetta in cui Houellebecq traduce e commenta, con lucidità e rigore, alcuni passi dellopera fondamentale del filosofo di Danzica, Il mondo come volontà e rappresentazione. La lettura in parallelo di questi due testi di Houellebecq può essere utile perché il romanzo documenta, e insieme smaschera, con la forza della narrazione concreta, quella disgregazione dellIo che la filosofia della negazione totale dellessere aveva postulato come vertice della liberazione.
w.m.
[Michel HOUELLEBECQ, Serotonina, tr.it. di Vincenzo Vega, La nave di Teseo, Milano 2019]
[Michel HOUELLEBECQ, In presenza di Schopenhauer, tr.it. di Vincenzo Vega, La nave di Teseo, Milano 2017]
Walter Minella - l'autore di questa recensione - ha insegnato storia e filosofia nei Licei. Tra le sue pubblicazioni: Il dibattito sul dispotismo orientale. Cina, Russia e società arcaiche (1991). Ha tradotto il breve saggio di Varlam Tichonovič alamov, il grande testimone dei Gulag, Tavola di moltiplicazione per giovani poeti (2012), ha curato la pubblicazione del libro postumo di Pietro Prini, Ventisei secoli nel mondo dei filosofi (2015) e ha scritto la monografia Pietro Prini (2016).