L’esperienza del femminismo ieri e oggi: un libro entusiasmante


Non poteva non entusiasmarmi il libro di Rosangela Pesenti “Come sono diventata femminista”. All’autrice, che ho conosciuto personalmente, mi sento affine per età, storia, memoria, riflessioni politiche, sociali, estetiche, religiose e spirituali. E’ il classico esempio di un libro che con stile elegante e piacevole aiuta a mettere ordine nella propria vita, a darle un senso, con il supporto dell’esperienza, delle letture e dell’introspezione: un libro ideale come modello per un gruppo di autoformazione sui femminismi e per un esercizio di memoria come quello che ho iniziato da tempo, senza sapere come e se finirlo.

Pretesto per il racconto è l’insistente sollecitazione di una giovane nipote a raccontare la sua storia, paradigmatica di una generazione di donne che si sono emancipate prima di diventare autonome e libere sopratutto di pensare e di agire. La protagonista, all’inizio recalcitrante ad esaudire la nipote che insiste per conoscere come è diventata femminista, le risponde poi comunque, percorrendo la storia della sua famiglia cui ha partecipato attivamente e intensamente. La protagonista, da vecchia, non sa se e come liberarsi dal baule di diari accumulati negli anni. Per paura che rileggendoli possa riprovare dolori e gioie, ripercorre a memoria il suo itinerario culturale e spirituale, influenzato da importanti letture: Lettera a una professoressa di don Milani, Il secondo sesso di Simone de Beauvoir, Una stanza tutta per sé di Virginia Woolf, Taci anzi parla di Carla Lonzi. E poi Rosa Luxemburg, Teresa Noce, Carla Ravaioli, Joyce Lussu, Bianca Guidetti Serra. Decine di libri, di donne e di uomini, di autori noti e meno noti, da Gramsci a Pasolini, da Silone a Che Guevara. Sono memorie preziose, perché un romanzo, una biografia o  una autobiografia ci possono offrire più spunti di riflessione di saggi accademici  pieni di note: toccano la nostra intelligenza emotiva, non solo quella obiettiva e astratta.

“Qualcuno mi ha detto: dai non fare la femminista. Ho quasi urlato, per superare quella sua aria di superiorità condiscendente con cui mi metteva a tacere, rovesciandomi addosso la sua cultura marxista e leninista, la sua ironia paterna, da giovane patriarca nemmeno tanto gentile, quel suo carisma fascinoso che agiva in modo ecumenico su donne e uomini”.

Non è un caso che uno dei tanti femminismi, sul fronte occidentale, sia nato da donne stanche di subire l’incoerenza e l’arroganza di compagni di sinistra. Lotta Continua, una formazione politica dell’estrema sinistra italiana attiva tra la fine degli anni Sessanta e la metà circa degli anni Settanta del Novecento, è finita per colpa o per merito delle donne.

“Non parlavamo di femminismo, parlavamo della vita … Non mi era tutto chiaro nei libri ma qualsiasi cosa significasse,  era la reazione dei compagni a convincermi: ero davvero femminista, anche se ci misi più di qualche anno per affermarlo con disinvoltura.”…” Sì, sono ancora femminista, anche se ho dismesso tutti gli ismi e dentro di me anche questo, disperso in mille rivoli e distinguo.”

La Pesenti, nata nel 1953  da genitori modesti, in un paesino in provincia di Bergamo, passa dalla vita di oratorio all’Università Cattolica di Milano, frequenta gente di sinistra, gruppi separatisti di autocoscienza, si iscrive al PCI, si impegna nell’UDI, fa l’assessora comunale, insegna, scrive, legge… fino ad approdare, a settanta anni, in una casa solitaria di fronte al mare, a distanza di sicurezza dal passato, tra libri, gatti e scatoloni di carte che non le va di mettere a posto.

Ma proprio lì, nella casa conquistata con sacrificio, ha modo di regalarci preziose riflessioni politiche sulle connessioni tra femminismi, ingiustizie sociali, privilegi di classe, emancipazione e liberazione. Non ci sono più separatismi, né di genere, né di classe, né di continenti, ma un cammino comune di ricerca del Vero, dell’Autentico, del Bene e della Bellezza. Un itinerario lungo, mai finito e definibile. Non ci resta che il Silenzio, la meditazione, la rivelazione spirituale della Bellezza.

Un’ultima osservazione: come scrive il Papa nella sua recente enciclica, i giovani devono ascoltare i vecchi, conoscerne le storie e fare buon frutto del seme che hanno gettato, imparando anche dai loro errori e fallimenti. La saggezza è collegata alla maturità, non è una qualità innata o ereditaria .      

m.g.

[Rosangela Pesenti, Come sono diventata femminista, Manni, San Cesario di Lecce, 2020, pag. 240, euro 17]


Marta Ghezzi - autrice di questa recensione - è pensionata, scrittrice, già dirigente dei servizi sociali nel Comune di Pavia e impegnata come volontaria in movimenti eco femministi per il dialogo interreligioso e interculturale. Ha al suo attivo oltre 16 pubblicazioni. E’ amante della letteratura – narrativa, poetica, saggistica - con particolare interesse per la teologia femminista.

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