Lo splendore nascosto del mondo


Forse in questo periodo di feste di Natale è più facile e spontaneo accedere a qualche momento di meditazione, di benefico spaesamento. Questo libro di brevi poesie (haiku ed epigrammi), Inchiostro in acqua, di Massimo Pomi, filosofo e pedagogista, può aiutarci proponendo un altro sguardo possibile sul mondo. Sono impressioni, momenti, flash: si potrebbe dire che l’autore segua una linea analoga a quella che in pittura contrassegna il puntinismo. Ma, come in Seurat, il punto non è fine a se stesso ma si compone in un disegno, che risulta evidente da lontano. In queste poesie è all’opera una dialettica di vicino e di lontano: impressioni del momento, anzitutto - i punti – che rimandano implicitamente (solo qualche volta sono alluse più direttamente) a meditazioni sulla realtà avvertita in un possibile suo significato più profondo. Si tratta, dice l’autore, di una ‘passeggiata nel giardino delle stagioni’: qualche esempio, scelto tra i numerosi altri che verrebbero in mente, servirà a indicare il tono di queste poesie.

 

Primavera
“Madre orgogliosa/ dei dodici pulcini./ Soltanto un’oca?”.
“Mentre mi inchino/ accadono miracoli/ innumerevoli. (salutando il giorno che inizia)”
“Liquidi schiocchi/ tra i fiori del ciliegio. / Sarà lo storno”.

Estate
“Quasi mi perdo/ nel grano tra gli ulivi./ Nube di passo”
“Spesso vagando/ negli orti del minuscolo/ vedo più chiaro”.
“Profonda grazia/ pur nella roca voce/ d’una cornacchia”.
“Tuffa la testa/ Poi la scuote, godendo./ Un merlo d’acqua”.
“E’ l’evangelo/ questa gioia che tu viva/ e d’esser vivo”.

Autunno
“Qui si rannicchia,/ e scuote dalle zampe/ l’ultima pioggia. (mio ospite un gatto)”
“Spicca la gazza/ sull’ultrazzurro smalto./ Luce la incanta”
“Non tornerà -/ questo giorno che vivi -/ non tornerà”
“Lampi di volti,/ forse dimenticati./ Pioggia sul lago”.

Inverno
“Grande silenzio./ Il grido delle taccole./ Soffio di vento”
“Sopra ogni fiore/ un cappuccio di neve./ Perplessa cincia”.
“Siede tra noi,/ con gentilezza affabile/ l’inafferrabile”.

 

Noi generalmente passiamo indifferenti e disattenti accanto agli esseri naturali (animali, piante, ambienti). Questa disattenzione è forse una delle caratteristiche più negative della modernità, accentuata dalla post-modernità: tornando indietro di due o tre generazioni, i nostri nonni o bisnonni (forse soprattutto le nonne o le bisnonne) avevano, spesso se non sempre, una conoscenza diretta del mondo naturale (le virtù terapeutiche o medicamentose o alimentari delle piante ecc.) che noi, uomini e donne plasmati dalla modernità, oggi abbiamo generalmente perduto. Noi viviamo in una medietà tecnologica in cui tutto ci è provvisto senza che ci sia una nostra diretta conoscenza. Una conquista, certo: noi utilizziamo gli apparati tecnologici pur senza conoscerli. Ma anche una perdita - di esperienza vitale, di contatto, di comunicazione con il vivente. La poesia di Massimo Pomi ci rende consapevoli di questa perdita: perché è proprio questa attenzione al minimo che porta con sé, implicitamente, il riferimento possibile al massimo. In altri termini, quella di Pomi non è la ingenuità originaria del bambino o del primitivo: è, come diceva il filosofo Paul Ricoeur, una seconda ingenuità, un atteggiamento che deve essere recuperato dopo, non prima dell’esperienza del mondo tipica della cultura occidentale moderna e postmoderna. Ne va della consistenza della nostra esperienza della vita, che altrimenti si sfarina nella ripetizione dell’insignificante. Questa ’seconda ingenuità’ richiede l’esercizio di una virtù che la grande filosofa Simone Weil giudicava fondamentale: l’attenzione. Attenzione alla vita, al mondo, alla natura, alle altre persone – e dunque a se stessi. Perché esiste un rapporto decisivo tra queste due capacità di attenzione, che potremmo definire esteriore ed interiore - al mondo esterno e al se stesso profondo. L’attenzione è il contrario della ripetizione, del tutto scontato, tutto ovvio: essa implica un’apertura possibile alla meraviglia del mondo. Ma ciò è possibile solo tramite il distacco dalla concezione del tempo che si è affermata come presupposto ovvio nella nostra civiltà contemporanea e che è espressa nel modo più chiaro dal motto delle Olimpiadi: Citius, Altius, Fortius (più veloce, più in alto, più forte). Il nostro grande Alex Langer contrapponeva a questa concezione della vita e del tempo la triade Lentius, Profundius, Suavius: “più lenti invece che più veloci, più in profondità invece che più in alto e più dolcemente o più soavemente invece che più forti”. Questo motto, che è il compendio della sapienza di vivere, mi pare implicito anche nell’opera di Massimo Pomi.

Inchiostro in acqua è un’opera in sé compiuta e convincente. Vorrei però segnalare, come contorno a questa lettura, due libri che esplicitano sul piano filosofico quella capacità di visione della realtà che Pomi manifesta con tanta efficace concretezza. Il primo, di Romano Màdera, Lo splendore trascurato del mondo. Una mistica quotidiana, indaga con profonda penetrazione psicologica la costellazione emotiva (lo splendore del mondo, il sentimento oceanico di coappartenenza) che sta dietro anche alle poesie di Massimo Pomi, e che è forse più diffusa di quanto non appaia. L’altro, di un filosofo tedesco di origine sudcoreana, Byung-Chul Han, Il profumo del tempo. L’arte di indugiare sulle cose, indica già dal titolo il progetto esistenziale da cui scaturiscono anche le poesie che abbiamo preso in considerazione. Va però rilevato che, a differenza del libro di Pomi, accessibile a chiunque, quello di Byung-Chul Han è un testo di filosofia tedesca, che richiede per essere compreso una certa preparazione filosofica.

Walter Minella

 


 

[Massimo POMI, Inchiostro in acqua, CITTA’ DEL SOLE Edizioni, Reggio Calabria, 2022]
[Romano MÀDERA, Lo splendore trascurato del mondo. Una mistica quotidiana, Bollati Boringhieri, Torino 2022]
[Byung-Chul HAN, Il profumo del tempo. L’arte di indugiare sulle cose (2009), tr.it. di Claudio Aleandro Bonaldi, Vita e Pensiero, Milano 2017]

 


 

Walter Minella - l'autore di questa recensione - ha diretto la rivista "Ulisse" e attualmente è il curatore della rubrica di recensioni della Biblioteca Bonetta di Pavia.

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