Con le religioni, oltre le religioni


Interessante è l’appello rivolto a credenti, non credenti, agnostici da Giuseppe Morotti, nel libro “Per una nuova spiritualità”.

L’autore, che ha fatto parte dei Piccoli fratelli di Charles de Foucauld, ha vissuto dieci anni in Iran e vive ora a Bolzano dove anima incontri di meditazione e ritiri di spiritualità con l’auspicio di far rinascere gioia e speranza, spesso assenti in questo contesto di benessere materiale ed economico, ma anche di disagio psicologico per molti.

Nei decenni passati ci sentivamo animati dal messianismo delle ideologie, del progresso e della scienza ma ora ci troviamo ad essere più vuoti, più fluidi ed insicuri, più frustrati, in crisi di prospettive, senza ideali e valori forti.

Eppure non mancano interessi da parte di singoli e di gruppi per il superamento della dicotomia corpo-anima, con un bisogno di serenità autentica, di ascolto, di silenzio libero da incrostazioni rigide e da sovrastrutture pesanti, sia in campo religioso che laico.

Morotti invita a ritrovare una spiritualità come dimensione che ci costituisce nel profondo inducendoci a vivere relazioni vivificanti con noi stessi, con il creato, con Dio. Si tratta di una spiritualità comunionale, interreligiosa e cosmica, non da inventare ex novo ma da riscoprire nel patrimonio filosofico e spirituale di tutta l’umanità. Ecco una serie di esempi, citati dall’autore, in cui si può ritrovare questa spiritualità.

- La Bhagavad Gita, uno dei testi sacri dell’induismo: noi siamo onde di un infinito mare universale. Come il nostro organismo è composto da   milioni di cellule, così ogni individuo  in divenire appartenente alla Natura. La divinità è un Dio assoluto e personale che ci ama e da cui ci sentiamo amati.

- Le preghiere degli Indiani d’America: dei Cheyenne che si rivolgono direttamente al Grande Spirito chiedendogli di aiutarli a imparare la lezione che viene dalle foglie e dalle pietre; dei Navajo che vogliono muoversi nella bellezza e nell’armonia che sta dentro, sotto e sopra di noi; degli Irochesi che formulano comandamenti atti a farli sentire parte integrante della creazione tutta, in una comunione che lega inscindibilmente  il Tutto a tutti e va al di là della morte.

- L’assoluta plenitudine dei mistici Sufi, nati in contrapposizione alla strumentalizzazione dispotica del messaggio islamico. Mentre questo viene per lo più letto solo in termini di sottomissione, obbedienza e adorazione, i poeti mistici Sufi  scrivono che solo nell’Amore l’uomo può trovare il suo compimento e avvicinarsi a Dio. La via del Sufi è amore, un amore che non si può analizzare con il bisturi della ragione ma tutt'al più può essere espresso nella poesia e nella musica. I Sufi sanno vedere in tutte le religioni, perfino nella miscredenza, dei differenti cammini che conducono al medesimo Dio. Soprattutto per  essersi fatti misericordia per tutte le creature essi vennero osteggiati e perseguitati.

- I Vangeli, in particolare il Vangelo di Giovanni, dove è detto chiaramente che tutti, nessun escluso, sono chiamati a far parte del nuovo Regno. La stella cometa, che nel Vangelo di Luca indica il presepio, simboleggia tutta la creazione ed è parte integrante della comunione universale e cosmica.

La risurrezione dei cristiani, il vivere da illuminati dei buddistici, il vivere all’interno dell’assoluta plenitudine dei mistici Sufi e anche oggi il vivere da donne e uomini autentici che si nutrono di una spiritualità senza Dio: tutti  fanno parte della creazione cosmica che la sola Scienza non ci ha svelato e la Ragione fatica a capire.

- Gli scritti dei padri e delle madri del deserto. Quando la Chiesa divenne istituzione con la svolta di Costantino (IV secolo dopo Cristo), acquistando il potere di una nuova Babilonia, molti cristiani coerenti come Antonio, Pacomio, Atanasio, Sincletica,Teodora e tante altre e altri  scelsero la fuga nel deserto, lontani dalle gerarchie e dalle cattedrali. I deserti divennero quindi teatro di una delle più grandi proteste della storia. Il deserto ha sempre rappresentato abbandono, paura, aridità ma si è rivelato anche dotato di significato sacro: in esso si sono ritirate in silenzio, nel corso della storia, personalità elevate,  per confrontarsi con la propria interiorità - pulsioni, sentimenti, desideri, illuminazioni, aspirazioni. Solo curando e guarendo sé stessi si può contribuire responsabilmente e amorevolmente alla cura degli altri. La pausa nel deserto e nel silenzio consente una vera apertura agli altri, al creato tutto, come una sorgente di acqua viva che disseta e purifica  tutti e tutto, è fonte di comunione cosmica.

- La vita e le opere di Ildegarda di Bingen (XII secolo), monaca famosa per i suoi talenti di musicista, erborista, medichessa, artista, imprenditrice. Fu una donna di azione, pensiero, preghiera che seppe instaurare un rapporto vivo, personale e appassionato con Dio, in un’esperienza mistica e spirituale sganciata, anzi critica nei confronti delle gerarchie del suo tempo. La sua insaziabile fame di Dio si identificava con una profonda fame di bellezza, di serenità, di armonia oltre che di virtù, giustizia e amore. Mai e per nessun motivo Ildegarda trascurò il proprio carisma e il proprio talento in tanti campi, che comprendevano la salute insieme del corpo e dell’anima. 

- La vita e le opere delle beghine (un movimento sorto nel XII secolo): le beghine non erano zitelle avvizzite dedite alla preghiera ma donne energiche e attive che seppero sfidare i costumi del tempo, in cui le donne erano destinate al matrimonio, succubi di padre e marito, o al convento, succubi delle autorità ecclesiastiche. Si proposero di vivere i valori evangelici in modo radicale, conservando lo stato laico, vivendo in case proprie e usando il proprio patrimonio autonomamente. Il loro scopo era di condurre in un ambiente urbano una vita profondamente religiosa, fondata sulla triplice base del servizio ai bisognosi, della ricerca spirituale e mistica e del lavoro. Lo studio e la lettura dei testi sacri senza intermediazioni e la loro divulgazione tra la gente comune le rese sospette di eresia, con processi dell’Inquisizione e scomuniche. Senza mettere in discussione l’autenticità della Chiesa ne contestarono la mondanità e recuperarono in un contesto laico l’istanza eremitica e la vita comunitaria. Possono essere riconosciute come il primo vero movimento femminista europeo. Tra le più note ricordiamo Margherita Porete, Matilde di Magdeburgo, Hadewijch di Anversa.

- La vita e le opere di Charles de Foucauld,  che dopo esperienze varie di geografo, militare, studioso di varie lingue e religioni si convertì al cattolicesimo. Già trappista in Siria andò a vivere con i Tuareg in un’oasi dove allestì qualche stanzetta per accogliere ospiti e poveri, proponendosi come fratello di tutti. Il suo rapporto con i musulmani fu più di condivisione, amicizia, scambio  rispettoso che non di apostolato missionario. Volle far conoscere Cristo con l’esempio, concependo l’amore come condivisione di tutte le pene e le asprezze della vita. Si batté contro i militari francesi ma anche contro i signorotti locali e scrisse: “bisogna amare la giustizia e  odiare l’iniquità. Quando un governo temporale commette una grave ingiustizia di cui siamo responsabili in parte, bisogna dirglielo. Non abbiamo il diritto di essere sentinelle addormentate, cani muti, pastori indifferenti.” Charles de Foucauld è un fulgido esempio di coerenza e spiritualità comunionale e cosmica di cui abbiamo bisogno.

- Le opere di Teilhard de Chardin, prete e scienziato che si impegnò più nel dialogo col mondo moderno che nella ricerca dogmatica, sforzandosi di integrare le moderne scoperte scientifiche con la propria fede. Già nel 1916 egli scriveva che “ciascuno di noi, volente o nolente, è legato dalle sue fibre materiali, organiche, psichiche a tutto ciò che lo circonda...mille determinismi ci incatenano, mille eredità pesano, mille affinità dislocano e ci spingono verso mete ignote …. la monade [l’individualità] umana come qualsiasi monade è essenzialmente cosmica”. Quella di Teilhard è una spiritualità comunionale e cosmica. L’evoluzione incessante ha un Punto Omega che si identifica con il Cristo resuscitato. La vera libertà non consiste nel non avere legami quanto nella passione e nella cura con cui li sappiamo nutrire. Teilhard ci invita a vedere Dio in tutte le cose, materiali e no, perché il cuore di Dio è nel cuore della materia.

- Le opere di Etty Hillesum: giovane studiosa, amante della vita in tutti i suoi aspetti, di famiglia ebraica ma non credete o praticante, arriva al punto di pregare per Dio, di opporre ad ogni crimine un pezzetto d’amore, di cercare di essere un balsamo per molte ferite, di condividere la sorte dei suoi fino alla morte in un campo di concentramento. Cosciente che non si può migliorare il mondo se non si migliora sé stessi, non riesce ad odiare i propri carnefici e mantiene un atteggiamento positivo, anzi entusiasta nei confronti della vita e di tutte le sue espressioni anche nelle condizioni più terribili e angoscianti. Il suo rifugio è nella preghiera e il suo rapporto con Dio è del tutto personale e diretto, disgiunto da qualunque dottrina, legato al mondo reale, senza fughe e illusioni: Etty sa soffrire senza soccombere, sola ma in sintonia d’amore con tutti e con l’Universo.

- La vita e le opere di Ramon Panikkar. Mezzo spagnolo e mezzo indiano, mezzo cattolico e mezzo indù, totalmente occidentale e totalmente orientale, Panikkar è davvero un fulgido esempio di come si può essere cristiani dopo aver scoperto l’induismo e il buddismo. Monaco e cittadino del mondo, filosofo, scienziato, Panikkar fu un teologo che non abbracciò nessuna fede e nessuna credenza in modo assoluto. Non si trattava né di sincretismo né di relativismo, tantomeno di panteismo o di fede ‘à la carte’, stile new age. Si trattava di  rispetto per tutte le religioni, di capacità di dialogo profondo e autentico. Si trattava di conoscere le varie visioni del mondo, scoprendo tesori ma sapendo di avere nel contempo ricchezze culturali da donare. Panikkar chiamava questo dialogo “mutua fecondazione delle differenze”, un vivere nel tempo l’eternità di ogni istante, un procedere attraverso passaggi circolari, una danza contraria a un movimento lineare in continua accelerazione. Secondo Panikkar occorre “disarmare la ragione” perché l’uomo non è solo un essere razionale ma è fatto anche di passioni, sentimenti, misteri, poesia. La sua teologia è tesa all’integrazione delle diverse dimensioni della realtà, concepita come un tutt’uno di umano-divino-cosmico. La triade coscienza-libertà-materia richiama la trinità, la natura dialogica e comunionale di Dio, abbracciando la realtà in tutta la sua pienezza.

Alla fine del libro Morotti elenca tutta una serie di pensatori - scienziati, filosofi, artisti -  “senza Dio” ma con profonde esigenze spirituali, comunionali e cosmiche.

m.g.

[Giuseppe MOROTTI, Per una nuova spiritualità, Edizioni La parola, Roma 2019, pp. 179, euro 16]

 


 

Marta Ghezzi - autrice di questa recensione - è pensionata, scrittrice, già dirigente dei servizi sociali nel Comune di Pavia e impegnata come volontaria in movimenti eco femministi per il dialogo interreligioso e interculturale. Ha al suo attivo oltre 16 pubblicazioni. E’ amante della letteratura – narrativa, poetica, saggistica -, con particolare interesse per la teologia femminista.

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